Qualche tempo fa mi trovavo a passare per borgo San Paolo. Arrivata al civico 122 di corso Ferrucci, mi sono arrestata. Qualche uomo affascinante o una vetrina particolarmente invitante mi hanno colpita? No. I miei piedi si sono stoppati perché ho intravisto una lapide. Non si trattava di una tomba, bensì di un’epigrafe commemorativa. E voi sapete bene che, quando c’è una lapide di mezzo, la civetta non può contenere il suo entusiasmo. L’epigrafe in questione si trova sulla facciata di un basso fabbricato, costruito a inizio Novecento. Oggi sede degli uffici comunali del Servizio Sport e Tempo Libero, un tempo era la sede della S.P.A.-Società Piemontese Automobili.
La S.P.A. fu una delle tante società dei fratelli Ceirano, pionieri dell’industria automobilistica. La Società Piemontese Automobili venne fondata nel 1906, diventò nel 1909 Società Ligure-Piemontese Automobili e nel 1927 la F.I.A.T. l’assorbì. Per questa società lavorava ARISTIDE FACCIOLI, il personaggio a cui la lapide si riferisce.
Aristide Faccioli, l’ingegnere dei mille progetti
Faccioli, nato a Bologna nel 1848, si trasferì in gioventù a Torino per studiare al Politecnico. Si laureò in ingegneria. Il suo ingegno era brillante e coerente con lo spirito proiettato verso il futuro dell’epoca in cui ebbe a vivere. Faccioli fu, infatti, il progettista della Welleyes, l’unica vettura costruita dall’Accomandita Ceirano nel 1898 e la prima interamente costruita in Italia. L’anno successivo l’ingegnere diventò il primo direttore tecnico della F.I.A.T. Progettò la prima autovettura immessa sul mercato dall’azienda nel 1899, la famosa 3 1/2 HP (conosciuta anche come 4 HP). I rapporti di Aristide Faccioli con la F.I.A.T. si interruppero nel 1901.
Una curiosità → La 3 1/2 HP fu pubblicizzata sfruttando anche l’immagine di una donna molto apprezzata a quei tempi, l’attrice Tina di Lorenzo (di cui presto vi parlerò!).
Il primo aereo tutto italiano
Dopo aver fondato alcune società (di breve vita) dedite alla produzione di motori, Faccioli progettò nel 1908 un velivolo, che fu costruito proprio nello stabilimento di corso Ferrucci della S.P.A. Era il triplano Faccioli, il primo aeroplano ad essere costruito interamente in Italia. Si dice che la moglie di Faccioli, Anna De Luca, cucì a mano le ali in tela! Il collaudo fu organizzato per il 13 gennaio 1909, un mercoledì, senza clamore alcuno. Scrisse in merito La Stampa: “Nel silenzio egli studiò, creò e perfezionò e nel silenzio pure egli volle inaugurare la sua macchina per volare”. Il figlio ventitreenne di Aristide, Mario, pilotò l‘“audace costruzione” per un centinaio di metri sui campi dell’ippodromo di Mirafiori.
“Mario salì sul carrello. In piedi, nel breve spazio, manovrò. Il motore si mosse, le due eliche presero a girare vertiginosamente e l’apparecchio prese la rincorsa sulle tre ruote. Dopo una sessantina di metri in linea retta, di colpo la macchina si levò. Con un angolo di inclinazione piccolissimo, salì tosto a 6 o 7 metri d’altezza. Hurrà! Gridavano i presenti, commossi ed entustiasti.
L’inventore pareva farneticasse: vola! vola!
Sì, volava l’aeroplano Faccioli!”
L’esperimento rischiò di finire in tragedia, perché l’aereo precipitò al suolo a causa di un guasto improvviso ai comandi dei freni. Mario ne uscì illeso, invece il triplano dovette essere poi aggiustato. Ma la parte fondamentale, il motore (anch’esso progettato dal Faccioli), non aveva subito danni.
Il triste destino di Aristide e Mario
Padre e figlio condivisero le stesse passioni e anche lo stesso destino. Mario morì a soli 30 anni il 24 marzo 1915, in seguito a un’incidente occorsogli mentre era in volo. Aristide morì suicida cinque anni dopo, il 28 gennaio 1920. Uno scarno trafiletto su La Stampa racconta cosa gli capitò:
“Aristide Faccioli, di anni 71, per cause che rimangono ignote, si gettava dal terzo piano della sua abitazione in via Bidone 2. Veniva raccolto cadavere nel cortile. La morte venne constatata da un medico municipale. La salma del suicida è stata lasciata a disposizione della famiglia”
Una lapide per Aristide Faccioli e per suo figlio
Non conosco dove i due siano stati sepolti (se qualcuno di voi lo sa, mi scriva!). Ma a ricordarli in città oggi ci sono una via in zona Mirafiori Sud intitolata ad Aristide, la targa che commemora entrambi in corso Ferrucci (su cui è scritto erroneamente che il collaudo si svolse a Venaria) e due modelli di 3 1/2 HP, conservati al Museo Nazionale dell’Automobile e al Centro Storico F.I.A.T.. La targa di corso Ferrucci è stata posta il 5 luglio 1959, in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario del primo volo di pilota italiano su aereo italiano.
“Io non voglio réclame immeritata. Non voglio venire immagazzinato coi molti fanfaroni che, a base di narrazioni melodrammatiche, vanno effettuando dei voli… probabilmente pindarici!” Aristide Faccioli
Se ti è piaciuto questo articolo della Civetta di Torino e vuoi supportare la mia attività, puoi fare una donazione con PayPal. Grazie! Trovi il pulsante DONAZIONE sullo schermo in alto a destra o in basso a sinistra.
Testi e immagini (dove non specificato altrimenti) © Manuela Vetrano. Se vuoi usare questo materiale, scrivimi: info@lacivettaditorino.it.
Approfondimenti
La carrozza a vapore di Virginia Bordino
Un monumento per i fratelli Ceirano, pionieri dell’automobile, nel Cimitero Monumentale di Torino