Questo post avrei dovuto scriverlo già parecchio tempo fa, perché riguarda un evento accaduto qualche tempo fa, il 25 maggio 2018, al Cimitero Monumentale. Ricordo di aver subito messo insieme la documentazione fotografica, ma ho posticipato la redazione dell’articolo. Solo ora riprendo in mano tutto quanto. Meglio tardi che mai! Cos’è successo in quella data? Al Monumentale veniva inaugurato un monumento commemorativo. L’Associazione R.A.C.I.-Registro Ancêtres Club Italia, composta da collezionisti di vetture d’epoca, ha voluto e finanziato l’opera. Il monumento, piccolo e discreto, è stato realizzato nel 2017. Ricorda i pionieri dell’industria automobilistica italiana: i fratelli Ceirano.
I Ceirano prima della F.I.A.T.
I fratelli Ceirano erano quattro: Giovanni Battista, Giovanni, Matteo ed Ernesto. Originari di Cuneo, a fine Ottocento si trasferirono a Torino per aprire, in corso Vittorio, una rivendita di velocipedi. Si misero poi a costruirli direttamente. Inventarono il marchio Welleyes. I prodotti stranieri erano considerati più affidabili di quelli italiani, ecco perché i fratelli trovarono un nome “esotico” per le biciclette che producevano. Con questo prodotto ebbero un buon successo. Appassionati di meccanica, avevano l’obiettivo di costruire un’autovettura. Nel 1895 ottennero il brevetto per il Rapid, “un nuovo sistema di cerchio pneumatico per ruote”.
Nel 1898 fondarono la Società Accomandita Ceirano, che costruì una sola macchina. Anch’essa chiamata Welleyes come le biciclette, fu progettata dall’ingegnere Aristide Faccioli (di cui presto vi parlerò!). L’auto fu presentata al pubblico nel 1899, anno in cui fu fondata la F.I.A.T. La F.I.A.T. assorbì l’Accomandita Ceirano e la prima vettura dell’azienda, la 3 1/2 HP deriva proprio dalla Welleyes. Non sto a raccontarvi qui tutti i trighi che sottostettero alla cessione. Vi basti sapere che Giovanni Battista fu estromesso. Spesso capita ai veri creativi di vedersi fregare i loro progetti, ma poco importa. Il vero creativo è sempre un passo avanti rispetto a tutti gli altri. Infatti, nel 1901 Giovanni Battista andò a fondare con i fratelli un’altra società, la Fratelli Ceirano.
Tante società per i vulcanici fratelli Ceirano
I Ceirano erano uomini vulcanici e ricchi di inventiva, ma avevano un carattere piuttosto fumantino. Litigavano spesso. Tante baruffe e separazioni li portarono a fondare una moltitudine di società differenti, quasi tutte di effimera durata e spesso in concorrenza tra di loro: G. G. Ceirano, Ceirano Matteo & C. Vetture Marca Itala, S.T.A.R.-Società Torinese Automobili Rapid, G. Ceirano Junior, S.P.A.-Società Piemontese Automobili, Ceirano Fabbrica automobili, F.A.T.A.-Fabbrica di produzione parti di ricambio per automobili…
La società di Matteo, l’Itala, fu attiva fino al 1934 e ottenne un successo internazionale nel 1907. Infatti, la vettura Itala 35/45 HP, pilotata dal principe Scipione Borghese, vinse il raid Pechino-Parigi (oggi questa gloriosa macchina è esposta al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino).
I primi tre fratelli si buttarono in tutte queste esperienze. Ernesto, il più giovane, alla liquidazione della seconda società si defilò e forse è questo il motivo per cui è meno ricordato rispetto agli altri.
Il monumento ai Ceirano, pionieri dell’industria automobilistica, nel Cimitero Monumentale di Torino
Il monumento ai Ceirano, inaugurato nel 2018 nel cimitero, è in diorite e in granito. E’ formato da un basamento posizionato sopra tre gradoni, sormontato da una croce di ferro. La parte frontale contiene l’epigrafe in marmo con la cronologia delle imprese societarie dei fratelli e le fotoceramiche raffiguranti Giovanni Battista, Giovanni e Matteo. Quest’ultimo è anche sepolto al Monumentale, in una tomba molto semplice in marmo scuro dalla classica forma a “biscutin”.
Quando a Torino si parla di automobili, spesso viene pronunciato solo il nome F.I.A.T. Ma chissà se la F.I.A.T. sarebbe esistita, se prima non ci fossero stati i Ceirano. Veri creativi che, con la loro immaginazione e la loro inventiva, stavano un passo avanti a tutti gli altri.
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