Capita spesso che tramite il blog della civetta io entri in contatto con varie persone, che mi aprono finestre su interessanti realtà che vanno oltre quella del Cimitero Monumentale di Torino. Così è successo con Mauro Mazzia, un appassionato ricercatore del territorio biellese, che mi ha mandato le immagini del complesso e curioso monumento funebre di Massimino Perino, artigiano-artista di Pralungo. Mi sono incuriosita e per saperne di più ho posto a Mauro alcune domande…
Chi era Massimo Perino?
Perino nasce nel 1882 a Pralungo fr. Sant’Eurosia, poco sopra Biella, figlio di Melchiorre e Maria Acquadro. Di famiglia povera, trascorre poco tempo a scuola, costretto a fare il malgaro per aiutare il bilancio famigliare. A dieci anni passa in fabbrica come attaccafili: 12 ore nel turno di notte per tre anni, mentre nel poco tempo libero aiuta in casa e impara ad usare la forgia per costruire attrezzi. Assunto da un fabbro a Biella impara il mestiere, tanto che a 17 anni è fabbro con bocia alle sue dipendenze presso il cantiere del Santuario di Oropa. Da qui si sposta in Valle Cervo, dove comincia ad usare gli attrezzi che forgia sulla pietra della Balma, cava locale, cercando di creare qualche cosa di artistico e questo diventa il suo hobby. Si crea anche un’istruzione, facendosi dare lezioni da un maestro-poeta-ubriacone locale, che lo indirizza verso il socialismo. Dopo la naja, tenta il gran salto e va a Torino, dove lavora presso il laboratorio Catella e frequenta la scuola serale di San Carlo. Si sposta spesso e lavora a Biella, Torino, Cuneo, Ventimiglia, Catanzaro, poi di nuovo a Biella, affinando sempre più il suo lavoro. A Biella apre un laboratorio nel quartiere di Riva, dove resterà fino alla morte. Perino si definiva artigiano e in effetti non disdegnò mai di fare un semplice davanzale. Seminò nel biellese ogni genere di opere in bronzo, pietra, marmo: busti, opere funerarie, monumenti ai caduti, lapidi. Morì nel febbraio 1954, lasciando alla figlia Mariella il compito di continuare la sua opera, cosa che questa farà egregiamente.
Il monumento funebre che orna la sua tomba è molto curioso: chi e cosa raffigura?
Il Lavoro che si riposa sulla tomba, titolo dell’opera, venne pensato e poi creato da Massimino quando la prima moglie Adele Perona (morta di parto) gli disse che dovevano pensare alla loro vera casa: così realizzò un bozzetto alto circa 15 cm, lo mandò a Carrara facendolo sbozzare per ridurre il peso da 11 a 7 quintali e ricevutolo, lo lavorò in quattro anni nei momenti liberi usando il solo bozzetto come riferimento e rivelando quindi una maestria non consueta. L’opera rimase a lungo nel suo studio e fu inviata a diverse fiere del biellese suscitando grande ammirazione. L’autoritratto mostra Massimino nella sua interezza seduto sull’incudine con aria meditabonda, intorno a sé un cavalletto con il ritratto di una donna laureata ed ogni genere di oggetto e strumento: libro, piccone, zampogna, falce… Inoltre dietro a questo monumento si trova anche il bellissimo busto che raffigura la nipote Aldina Cordella morta in un incendio, circondata da fiori e gambi di giglio che ricordano le fiamme che la ghermirono.
In quali cimiteri troviamo opere di Perino?
Nella sua lunga carriera Perino ha lasciato opere ovunque nel biellese, credo che pochi dei 110 cimiteri locali non abbiano qualche sua opera, tra le tante cito: il Cristo Benedicente della tomba Coppa e il Buon Pastore a Sant’Eurosia; le Pietà delle tombe Regis a Zubiena e Tamagno-Carrera-Flecchia a Magnano; altorilievi in bronzo ad Adorno e Biella; moltissime le lapidi con bassorilievi in marmo sempre caratteristici vuoi per lo stile un poco Liberty o per lo stile particolare con cui modellava le ali degli angeli, oppure per la colorazione che dava a molte creando insoliti effetti duraturi tuttora visibili, usando ruggine (!) sciolta in acqua.
Ci racconti qualcosa della Gipsoteca Perino? Si può visitare?
La Gipsoteca Perino nasce nel 2008 grazie a Mariella, figlia di Massimino, che sostenuta da Comune e Pro Loco di Pralungo, riesce ad aprire presso la casa parrocchiale un museo che racconta la carriera del padre. Ospita opere in gesso e marmo, fotografie, molti documenti e attrezzi del mestiere, tra cui un vecchio pantografo che veniva usato per sbozzare il marmo. È parte della rete museale del biellese ed è visitabile la domenica.
Parlaci del progetto Arte Ricca promosso dal DocBi – Centro per la Documentazione e Tutela della Cultura Biellese. È un progetto che ha preso in considerazione anche l’arte funeraria e i cimiteri?
Il progetto Arte Ricca nasce presso il DocBi circa quindici anni or sono da un’idea di Carlo Gavazzi che trovò nel sottoscritto un entusiasta sostenitore: in pratica si voleva contrapporre all’Arte Povera, che oggi va per la maggiore e trova in Pistoletto il suo maggior artefice, quella Ricca, cioè realizzata con materie nobili quali pietra, marmo, bronzo, che richiedevano una esperienza e capacità lavorativa ben diversa, senza nulla togliere alla Povera. Abbiamo censito tutti gli scultori (locali e non) e le sculture presenti nel biellese create tra ‘800 e ‘900. Chiaramente i cimiteri sono stati una parte importante della ricerca, spesso sorprendente per quantità e qualità delle opere censite. Alla fine abbiamo contato ventuno scultori locali (spesso ormai dimenticati) e quarantuno non biellesi, fotografando centinaia di opere, molte delle quali nei centodieci cimiteri biellesi.
Ringrazio Mauro per aver condiviso queste informazioni, che rafforzano e confermano il fatto che tutti i cimiteri (e non solo i cosiddetti Monumentali) sono da considerarsi dei musei a cielo a aperto, in quanto contenitori di opere d’arte, storie e vite.
Testi e immagini © Mauro Mazzia. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
Approfondimenti
Carlo Gavazzi, Massimino Perino: artigiano o artista?, in Bollettino Annuale DocBi 2002, pp. 129-144.
Il sito ufficiale del Centro per la Documentazione e Tutela della Cultura Biellese: DocBi