Riposa solo soletto in una tranquilla aiuola del Campo Primitivo Ovest del Cimitero Monumentale di Torino, sotto una semplice lapide di pietra con un alberello nano che gli fa un po’ di ombra… e pensare che lui è stato il protagonista di un atto così eroico nei confronti della città tale da valergli, quando era ancora in vita, l’intitolazione di una lunga via del centro storico.
Sto parlando dell’artigliere dell’esercito sabaudo Paolo Sacchi, nato a Voghera l’8 maggio 1807 e salito agli onori della cronaca nel 1852.
Il 26 aprile 1852 Paolo era di servizio presso la Regia Fabbrica di Polveri di Borgo Dora (ex-Arsenale Militare), dove si conservavano tonnellate e tonnellate di polveri da sparo per l’esercito. A causa di una scintilla, un incendio iniziò a svilupparsi nella polveriera e raggiunse alcuni barili che contenevano circa 14.000 kg di polvere. Il boato fu terribile e ci furono 26 morti e diversi feriti, tra cui Paolo stesso. Le fiamme continuavano ad imperversare e raggiunsero il capannone principale, dov’erano stipate 40 tonnellate di polveri. L’artigliere, con ”sereno coraggio” (come recita l’epigrafe che lo ricorda ancora oggi nel luogo dell’incidente), si buttò nel fuoco, portò fuori dal capannone alcune tele incendiate che erano pericolosamente vicine ai barili e riuscì poi in parte a soffocare l’incendio con una coperta bagnata e utilizzando anche il berretto di Don Bosco, arrivato sul luogo dopo aver sentito lo scoppio, come secchio per l’acqua (!).
Alla polveriera accorse subito moltissima gente oltre Don Bosco. Tra questa, il primo ministro Massimo D’Azeglio, Ferdinando Duca di Genova e anche suo fratello, il re Vittorio Emanuele II, che seduta stante nominò sottotenente Paolo: con la sua temerarietà e il suo valore aveva evitato che buona parte della città saltasse in aria. Lui però affermò sempre che il merito era stato tutto della Madonna della Consolata, che l’aveva guidato nell’impresa. Al Santuario della Consolata è ancora oggi conservato l’ex-voto che Paolo donò per la grazia ricevuta di essere sopravvissuto.
Tra le tante onoreficenze che il militare ottenne, sicuramente gli diede una grande soddisfazione la dedica di Via Paolo Sacchi, che fiancheggia la stazione di Porta Nuova. Non sono tanti quelli che hanno il privilegio di passeggiare per una strada che porta il loro nome!
Paolo Sacchi morì a Torino, a 77 anni appena compiuti, il 20 maggio 1884, anno in cui la città era in fermento per l’Esposizione Generale Italiana allestita al Parco del Valentino (expo che ci ha lasciato in dono il pittoresco Borgo Medievale). Così è ricordato nel suo necrologio:
“Era un vecchio alto di statura, un po’ curvo di spalle, ma con un resto di piglio marziale. Vestiva dimesso, ma all’occhiello dell’abito spiccava il nastro azzurro della medaglia al valore militare”.
Sulla lapide della sua tomba, decorata da una piccola croce e dallo stemma di Torino ormai abraso dal tempo, è scritto:
“Qui giace la salma di
PAOLO SACCHI DI VOGHERA
Sottotenente di artiglieria
Morto il 20 maggio 1884
Nello scoppio della polveriera al Borgo Dora
Il 26 aprile 1852
Egli salvava Torino da terribile catastrofe
La moglie e i parenti
Pregano la pace dei giusti”
Poco lontano, un angelo piangente e una dama velata vegliano ai lati di una colonna sormontata da un’urna. Sotto questo monumento, un’epigrafe voluta dal Corpo Reale degli Artiglieri ricorda i 26 operai polveristi che morirono nello scoppio e che avrebbero potuto essere molti di più se in quel giorno di primavera di tanti anni fa Paolo Sacchi avesse deciso di mettersi in salvo anziché lanciarsi tra le fiamme.
(ritratto di Paolo Sacchi dal sito: www.museotorino.it)