Vi starete chiedendo con un po’ di ansia: “Come sarebbe, i replicanti hanno invaso il Monumentale?”. Non preoccupatevi, non c’è nulla da temere. Per replicanti non intendo i simpatici androidi di Blade Runner, bensì alcuni particolari monumenti funebri…
Non è una novità che i cimiteri siano popolati da copie di sculture, ma di solito si tratta di repliche di opere d’arte funeraria che hanno avuto molto successo e il cui prototipo ha perciò trovato ampia diffusione. È quello che è capitato all’Angelo della Morte (o della Resurrezione) di Giulio Monteverde, realizzato nel 1882 per la tomba Oneto nel cimitero di Staglieno a Genova, del quale vi sono migliaia di sosia più o meno belli sparsi in giro per il mondo. I replicanti che voglio segnalarvi io non sono di questo tipo, ma sono monumenti che imitano opere diventate vere e proprie icone della storia dell’arte.
Al Cimitero Monumentale di Torino ne ho individuati tre.
Il Sarcofago degli Sposi – Campo Primitivo
È una delle più note testimonianze dell’arte etrusca. In realtà i sarcofagi famosi sono due, pressoché identici: uno è conservato al Louvre di Parigi (lo vedete nella foto di copertina di questo post) e l’altro al Museo di Villa Giulia a Roma. Entrambi in terracotta e risalenti al VI secolo a.C., sono stati rinvenuti a Cerveteri durante il XIX secolo. E non sono sarcofagi, ma urne cinerarie! Sul coperchio dell’urna è raffigurato un triclinio su cui è distesa una coppia di sposi dai sorrisi enigmatici impegnata in un banchetto (le sculture avevano in origine forse delle coppe in mano). Il replicante del Monumentale è stato realizzato in bronzo.
La Creazione di Adamo – Campo Primitivo
L’attimo supremo in cui Dio sfiora il dito di Adamo con il suo per infondergli l’energia vitale è stato affrescato sulla volta della Cappella Sistina da Michelangelo Buonarroti nel 1511 circa. È una delle immagini d’arte più conosciute a livello mondiale, oggetto di innumerevoli omaggi, celebrazioni, rivisitazioni (mi viene in mente quella con Burt Simpson nelle vesti di Adamo…). Nel nostro Monumentale l’opera è stata realizzata in bronzo, ad altorilievo.
Il Cristo Redentore – VII Ampliazione
Quando lo vediamo in tv di solito si sente in sottofondo la musichetta ritmata del Samba… perché siamo in Brasile e il Cristo Redentore, progettato e realizzato tra 1922 e 1931 dall’ingegnere Heitor da Silva Costa e dallo scultore Paul Landowski, è il simbolo della città di Rio de Janeiro. In pietra saponaria e calcestruzzo, alto 30 metri, svetta sulla cima del monte Corcovado, a 700 metri. Il replicante del Monumentale (che per alcuni particolari si differenzia dall’originale) è in pietra, opera dello scultore Aurelio Quaglino.
Lo stile di questi replicanti è leggermente naif, per alcune persone potrebbe sembrare quasi kitsch o dal gusto discutibile… Ma io credo che quello che conta in queste copie è il loro valore simbolico per i committenti. L’amore eterno di due sposi; il soffio vitale che si riceve al momento della nascita e che si auspica di ricevere anche all’inizio della nuova vita nell’aldilà; la speranza di giungere dopo la morte tra la braccia di un Dio misericordioso… tutto ciò va oltre il valore artistico della scultura.
Se voi siete a conoscenza di altri replicanti nascosti nel Monumentale di Torino o in altri cimiteri, potete segnalarmeli lasciando un commento qui sotto o alla pagina Facebook La Civetta di Torino