Ricordo benissimo la prima volta che ho visitato Racconigi (CN). Ho trascorso un’intera mattinata con il Cavalier Servente esplorando il parco che si estende dietro al Castello Reale. Senza una meta precisa ci siamo inoltrati per i sentieri serpeggianti fiancheggiati da vari fiori di campo e da alberi altissimi. Tutto era silenzio e pace, solo ogni tanto qualche scoiattolo frettoloso ci tagliava la strada. Mentre io ammiravo le bellezze che ci circondavano, il Cavalier Servente (da valoroso eroe qual è) combatteva strenuamente contro le zanzare che tentavano di insidiarci soprattutto nei pressi del lago…
Quello che mi ha colpito di più passeggiando per questo parco è stato un piccolo monumento bianco, un po’ sporco e rovinato dal tempo. Così lo descrive l’abate Tomaso Valperga di Caluso nei suoi Versi Italiani del 1807:
“Il simulacro di un cagnolino scolpito dal petto in su (…) interrompe la selvaggia amenità di un solingo sentiero”
Il solingo sentiero si può percorrere ancora oggi e il simulacro rappresenta l’amato cagnolino della principessa di Savoia-Carignano Joséphine di Lorena-Armagnac.
Joséphine (o Giuseppina, 26 agosto 1753 – 9 febbraio 1797), di nobile stirpe francese, sposò a quindici anni Vittorio Amedeo, il quinto principe di Savoia-Carignano. Sua zia fu la sfortunata principessa di Lamballe. Fu la nonna di Carlo Alberto e quindi la bisnonna del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Joséphine era una donna molto colta: avida studiosa e lettrice, scriveva moltissimo per suo diletto personale. Era intelligente, acuta e curiosa. Diceva di sé: “Io non so restare senza far nulla. Amando istruirmi, non amo meno divertirmi”.
Joséphine fece del Castello di Racconigi, e soprattutto del parco, il suo rifugio. Nel 1787 affidò a Giacomo Pregliasco la trasformazione di parte dei giardini alla francese della residenza in un parco all’inglese. Il Pregliasco, architetto paesaggista e abile scenografo, ideò per la principessa spazi evocativi di mondi antichi e fantastici (l’Eremitaggio, la Grotta di Mago Merlino…) immersi in una natura selvaggia in apparenza, ma in realtà progettata con estrema precisione. Il parco divenne così un luogo simbolico di comunione con la natura, ma anche un angolo dove studiare e meditare, in conformità allo spirito romantico che andava sviluppandosi proprio in quel periodo.
Joséphine possedeva un cane che chiamò Werter, in riferimento al tormentato personaggio creato dalla penna di Goethe nel 1774 diventato simbolo del Romanticismo. A lui fu dedicato nel 1790 il monumento nel parco di Racconigi: Werter è raffigurato in cima ad un piedistallo, a mezzo busto, con le sue zampette ormai monche sollevate. Sui lati del piedistallo sono state incise quattro frasi, in quattro lingue diverse (italiano, francese, greco e latino), ideate da Tomaso Valperga di Caluso, intellettuale molto amico della principessa.
Inizialmente pensavo si trattasse della tomba del cagnolino, o quanto meno del suo cenotafio. Ma, informandomi meglio, ho scoperto che la scultura venne eseguita quando Werter era ancora vivo e vegeto… poco importa, a me piace pensare che dopo la morte del suo inseparabile amico, Joséphine abbia voluto deporlo ai piedi di questo monumento nel parco di Racconigi, il luogo più caro e vicino al suo cuore.
Testi e immagini © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
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