27 febbraio 2016. H10.30 e h14.30. Due capannelli di persone imbacuccate a più non posso fanno la loro comparsa davanti all’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli per partecipare alle visite guidate dalla civetta. È un sabato buio, gelido e tempestoso (e non è una novità: le visite civettuole sono caratterizzate da una certa atmosfera gotica che ci tiene proprio un sacco a manifestarsi quasi sempre in queste occasioni). Nonostante ciò, i gruppi di impavidi sfidano l’inclemenza del clima per saperne di più su questo luogo misterioso che se ne sta tranquillo dietro il Cottolengo.
Bisogna premettere che l’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli non è il Cimitero Monumentale. È infinitamente più piccolo e non ha mai accolto opere d’arte imponenti e di alto livello artistico. A causa del lungo periodo di abbandono e degrado, sono andati perduti (leggete: distrutti o rubati) quasi tutti gli apparati decorativi. Per fortuna la struttura architettonica resta ancora in buono stato.
La civetta inizia la visita sotto il porticato perimetrale del cimitero, dove qua e là alle pareti compaiono poche lapidi e alcune nicchie che dovevano ospitare dei busti. Con il battito della pioggia come sottofondo, si parla di perché e percome il cimitero fu costruito.
Il giro prosegue poi all’interno della cappella, ormai sconsacrata come il cimitero. Nella chiesa le compagnie teatrali di ACTI-Associazione Culturale teatri Indipendenti, LabPerm-Laboratorio Permanente di Ricerca sull’Arte dell’Attore, Mutamento Zona Castalia (tre associazioni a cui il Comune da qualche anno ha affidato in gestione il sito) fanno le prove e mettono in scena i loro spettacoli. A fianco della cappella si trovano i locali della sacrestia e dell’abitazione del cappellano, ora usati dalle associazioni come uffici e magazzini.
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo, perché c’è il riscaldamento acceso e quindi possiamo scongelarci. Osservati dalla miriade di teschietti con le ali che ornano i capitelli, ricordiamo qui l’episodio del 1845 che vide protagonisti San Giovanni Bosco e il suo oratorio alle prese con una perpetua un po’ troppo bisbetica.
I sotterranei sono la tappa successiva. Un tempo correvano sotto tutti i porticati del cimitero e accoglievano i sepolcri gentilizi. In seguito a vari episodi di profanazioni di tombe, nel 1970 sono stati sigillati. Scendiamo giù ed esploriamo la piccola parte ancora accessibile, che oggi viene usata per allestire spettacoli e mostre. L’atmosfera lugubre è lontana anni luce: non ci sono più tombe, le pareti sono state intonacate di bianco, il pavimento è nuovo nuovo e c’è la luce elettrica a guidare i nostri passi. Nonostante tutto, per vedere alcune stanze e ciò che resta delle vecchie decorazioni dobbiamo aiutarci con le torce dei cellulari. E qualcuno è perfino scosso da un brivido di inquietudine…
La visita termina all’esterno con la vera storia della principessa russa Barbara Beloselskij e della “Velata”, la statua che ornava il monumento funebre della donna, per molto tempo conservata a San Pietro in Vincoli (oggi alla GAM). Del famoso spettro che si aggirerebbe da queste parti… neanche l’ombra!
La pioggia continua a cadere fitta mentre ci si saluta e ci si allontana, ognuno diretto verso altre avventure. L’ex cimitero di San Pietro in Vincoli chiude le sue porte e resta in attesa di altri curiosi che vorranno scoprire le sue storie. La civetta tornerà di sicuro. Se volete fare un salto con lei a San Pietro in Vincoli, tenete d’occhio la pagina Facebook o iscrivetevi alla mailing list per sapere quando ci saranno le prossime visite.
Un grazie a Veronica dell’ACTI e a Marta di LabPerm per l’accoglienza e la pazienza!
Immagini © Lucrezia Simmons e testi © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
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