Rieccomi a scrivere sul blog dopo moltissimo tempo! Qualcuno si chiederà: ma che senso ha, nel 2024, avere ancora un blog e scrivere articoli che nessuno ha voglia di leggere? Molto più immediato e gradito sarebbe un video sui social, di quelli con la musichetta di sottofondo, che durano 15 secondi e in quei 15 secondi devi essere interessante, simpatica e originale. Sapete che vi dico? Non me ne frega nulla! A me piace scrivere questi articoli, quindi continuo per la mia strada e amen.
Le romantiche di Marise Ferro.
Ma veniamo al tema dell’articolo. Ho da poco finito di leggere Le romantiche di Marise Ferro, una raccolta di biografie di donne più o meno illustri vissute a cavallo fra ‘700 e ‘800. Durante la lettura mi sono imbattuta in due figure che vennero a Torino tra 1859 e 1860, proprio quando la città era in pieno fermento risorgimentale, e si interessarono molto alla questione italiana. Incuriosita, ho voluto approfondire l’argomento e ho trovato delle informazioni per me davvero interessanti, che riguardano anche una delle mie passioni, il Cimitero Monumentale di Torino.
La contessa Marie d’Agoult.
La prima delle due donne, Marie de Chevigny contessa d’Agoult (Francoforte, 31 dicembre 1805 – Parigi, 5 marzo 1876), è forse nota ai più per essere stata la compagna del pianista e compositore Franz Liszt dal 1835 al 1839. Da lui ebbe tre figli. Cosima, la secondogenita, sposò nel 1870 nientemeno che Richard Wagner. Marie fu soprattutto una scrittrice, conosciuta con lo pseudonimo maschile Daniel Stern. Con la sua penna stilò pagine di gran peso per l’emancipazione femminile nel suo Essai sur la liberté (1863).
Marie d’Agoult in visita a Torino.
Nel 1857 Marie d’Agoult aveva pubblicato la sua tragedia Jeanne d’Arc. L’attore Ernesto Rossi ne aveva tratto un adattamento in italiano da rappresentarsi l’11 e il 12 giugno 1860 al Teatro Gerbino di Torino (che sorgeva in via Plana all’angolo con via Maria Vittoria e oggi non esiste più). L’autrice venne invitata a presenziare alle rappresentazioni e fu così che, alla fine dell’aprile 1860, arrivò a Torino. Nonostante “la popolazione taciturna e senza volto, a cui il canto e il riso sembrano sconosciuti” e l’impressione che “nulla stuzzichi la curiosità”, si trovò abbastanza bene. Ebbe modo di conoscere Cavour (“un uomo straordinario”), Vittorio Emanuele II (al quale dedicò poi l’articolo Il Re Galantuomo, pubblicato sul giornale Le Siècle) e molti altri politici, nonché le mogli di illustri esuli. Visitò, insieme allo zoologo Filippo De Filippi, il Museo di Storia Naturale (di cui De FIlippi era direttore), il Museo Egizio, la Biblioteca, l’Armeria e la Pinacoteca Reale (dove ebbe modo di ammirare quadri che anche noi possiamo vedere ancora oggi: i ritratti dei figli di Carlo I e di Tommaso di Savoia-Carignano di Van Dyck e il ritratto di vecchio dormiente di Rembrandt. Solo che, all’epoca, la pinacoteca si trovava in Palazzo Madama). In quei giorni faceva assai caldo e la scrittrice si fece visitare da Antonio Riberi, il medico che fu al capezzale del re Carlo Alberto nel 1849 e del quale troviamo la tomba al Cimitero Monumentale.
Jeanne d’Arc al Teatro Gerbino di Torino.
Nel libro Florence et Turin: études d’art et de politique, 1857-1861, pubblicato nel 1862, Marie racconta la sua esperienza torinese. Veniamo così a sapere che l’organizzazione del teatro in cui doveva rappresentarsi la sua Jeanne d’Arc aveva affisso per tutta la città questi manifesti: “Lunedì 11 corr. il dramma storico in 5 atti di madama contessa d’Agoult (Daniel Stern)”. L’autrice, che desiderava mantenere l’anonimato grazie allo pseudonimo maschile, venne scoperta dalla “sincerità piemontese che non comprende la riservatezza del nome d’arte”. Ciò pare averle provocato molto imbarazzo e ansia, sentimenti amplificati quando si trovò in teatro e alla fine delle rappresentazioni fu chiamata da Ernesto Rossi a salire sul palco. Marie scrive che avrebbe voluto “sprofondare sottoterra”. Cercò di far finta di niente e così indispettì Ernesto Rossi e Anna Pedretti, che interpretava la protagonista. Infine, si riuscì a farla affacciare ad una loggia, così il pubblicò poté applaudirla. Qualche giorno dopo Marie d’Agoult lasciava la nostra città, per ritornarvi l’anno successivo.
La tomba di Marie d’Agoult al cimitero Père-Lachaise di Parigi.
E la tomba di Marie (sapete che sono fissata con le ultime dimore)? La contessa d’Agoult morì a Parigi il 5 marzo 1876 e venne sepolta nella 54a divisione del mitico cimitero Père-Lachaise. Il suo monumento funebre, realizzato dallo scultore Henri-Michel Chapu, rappresenta l’allegoria del Pensiero affiancata, a destra, da una colonna su cui si trova il busto di Goethe e, a sinistra, da una pila di libri. Il tutto è sormontato da un medaglione entro cui si trova il profilo della scrittrice.
La poetessa Louise Colet.
La poetessa Louise Colet, al secolo Louise Révoil (Aix-en-Provence, 15 settembre 1810 – Parigi, 8 marzo 1876), è la seconda donna di cui voglio raccontarvi. Fu lei a visitare il Monumentale durante la sua permanenza a Torino. Come Marie d’Agoult, anche Louise fu legata per otto anni ad un celebre personaggio, lo scrittore Gustave Flaubert. Sembra che sia stata proprio lei ad ispirargli il personaggio di Emma Bovary.
Louise fece un lungo viaggio in Italia, che descrisse nel libro in 4 volumi L’Italie des Italiens, pubblicato tra 1859 e 1864. Visitò varie città, tra cui Torino. Qui soggiornò per due volte: dal 16 al 19 novembre 1859 e dal 31 marzo al 14 aprile 1860 (esattamente quando a Torino c’era anche Marie d’Agoult… magari si incontrarono!). Alloggiò entrambe le volte all’albergo Feder, in via San Francesco da Paola 4. La poetessa si legò molto al gruppo degli esuli campani: Pasquale Mancini e la moglie, Laura Beatrice Oliva, Pietro Leopardi e Carlo Poerio. Con loro entrò nella politica e nella cultura cittadina. Vide spettacoli al Teatro Carignano e al Teatro Scribe. Visitò il Museo Egizio, Palazzo Madama (“l’unico monumento di Torino, con le torri, il fossato e il ponte levatoio, che abbia un po’ di carattere”) con la Pinacoteca Reale (anche lei, come Marie, rimase colpita dal Rembrandt), l’Armeria e il Palazzo Reale, la Cappella della Sindone.
E non volle “lasciare Torino senza visitare il camposanto”. Nel cimitero c’era una tomba che voleva assolutamente vedere e nemmeno la neve abbondante che ricopriva le strade glielo avrebbe impedito!
Louise Colet al Cimitero Monumentale di Torino.
“Situato in una valle vicino al Po, il cimitero di Torino è imponente; un doppio ordine di arcate lo divide in due parti. Filari di vecchi cipressi a forma di piramide si stagliano neri e funebri sulla neve, formando una decorazione sorprendente (…). Avanzai tremando dal freddo (…). I becchini soffiavano sulle loro mani a ogni colpo di vanga, dicendo tra loro: -la terra è dura oggi!-. A volte sollevavano delle ossa rotte già mischiate con la terra. Camminavo meccanicamente, senza troppa emozione, mezza intorpidita dal freddo, presagio di morte; mi feci condurre alla tomba di Silvio Pellico, dolce martire della libertà italiana (…). Su questa tomba silenziosa mi rividi, giovane fanciulla, presa dal mio primo amore leggendo Le mie prigioni. Mia madre, che mi sorprese sognante e piangente, mi chiese: -cos’hai, cara bambina?-. Le risposi: -Amo un martire e non avrò altro marito che lui.- (…). Le nubi si addensavano sulle Alpi, facendo scendere la notte su questo giorno d’inverno. Lasciai lentamente il cimitero; mi sentivo bene senza capire il perché.“
Louise Colet assiste alla seduta di apertura del Parlamento il 2 aprile 1860.
Dopo la visita nell’inverno del 1859, Louise tornò a Torino nella primavera del 1860 per assistere alla seduta di apertura del Parlamento del 2 aprile tenutasi nell’aula del Senato in Palazzo Madama. Si trattò di un avvenimento molto rilevante, in quanto si riunì un Parlamento di transizione che non rappresentava più solo il Regno di Sardegna, a cui erano state annesse Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, ma che non era ancora Regno d’Italia.
Cavour stesso donò a Louise il biglietto per presenziare alla seduta. L’evento fu immortalato dal pittore Pierre Tetar van Elven nel grande quadro esposto oggi al Museo del Risorgimento. L’opera è molto interessante: come in una fotografia si possono riconoscere i personaggi illustri che parteciparono e chissà se da qualche parte è raffigurata la poetessa! Louise assistette anche alla seduta del 12 aprile durante la quale, entusiasta, udì l’intervento di Garibaldi sulla questione di Nizza. Il 14 aprile partì alla volta di Bologna.
La tomba di Louise Colet.
Louise morì a Parigi il 5 marzo 1876, tre giorni prima di Marie d’Agoult. Fu sepolta nel cimitero di Verneuil-sur-Avre in Normandia, nella tomba della famiglia d’acquisizione della figlia Henriette, i Bissieu. La tomba è molto semplice, senza decorazione alcuna, e l’epitaffio sta scomparendo. Se volete vederla, cliccate QUI.
Spero che le curiosità che vi ho raccontato su queste due donne del Romanticismo abbiano suscitato il vostro interesse. Se così è stato, lasciatemi un vostro commento via mail oppure sui social.
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Testi e immagini (dove non specificato altrimenti) © Manuela Vetrano. Per scrivere questo articolo ci ho messo impegno e tempo. Per favore, se vuoi usare questo materiale, scrivimi: info@lacivettaditorino.it.