Cari civettuoli, questa settimana la rubrica LE VOSTRE STORIE, iniziata con i racconti del tenente Oscar Abello e della famiglia Casanova, si arricchisce.
Oggi ricordiamo una ragazza che riposa nei sotterranei del Cimitero Monumentale di Torino. La sua tomba mi è stata segnalata da Enzo Fortunato, che mi ha scritto anche questo:
“Qualche giorno fa sono andato a farmi una bella passeggiata al ‘Monu’ e mi sono avventurato nei corridoi sotterranei. È stata un’esperienza pazzesca. Per ore, stupito e incuriosito, mi sono aggirato in quelle gallerie soffermandomi davanti a ogni lapide, ponendomi mille domande. Quante storie, quante avventure, quante disgrazie e quante fortune hanno animato quelle persone che ormai sono solo più un mucchietto di ossa dimenticate anche dal tempo”.
Credo che i pensieri di Enzo siano condivisi da molti. Da me di sicuro! I nomi e le fotografie che incontriamo nei cimiteri sembrano volerci dire qualcosa. Nella moltitudine, poi, una tomba in particolare ci colpisce e ci resta impressa. Rimane con noi, non la scordiamo, e quando ritorniamo al cimitero la andiamo a cercare per rivederla di nuovo e vorremmo saperne di più. Infatti Enzo scrive:
C’è stato un defunto che particolarmente mi ha colpito. Una giovane ragazza morta a vent’anni nel 1955, molto bella, aggraziata… sicuramente sarà diventata un angelo. Da giorni continuo a chiedermi cosa le sarà successo.”
Ovviamente io sono andata subito a cercare qualche informazione. Ecco cosa ho scoperto.
Giacinta aveva 19 anni, abitava a Torino e lavorava come maglierista. Il suo fidanzato, Giuseppe, era un po’ più grande, 24 anni, e faceva il meccanico. I due avevano già stabilito la data delle loro nozze. Insomma, erano una coppia come tante e dopo una settimana di lavoro, avevano deciso di fare una gita nei pressi di Lanzo. Era la primavera del 1955 e dopo una giornata di divertimento, la coppia stava rientrando a casa sul suo scooter. Ma verso le 17, sulla strada provinciale Losa-Funghera, in regione Grange di Traves, furono coinvolti in un incidente. Giuseppe e Giacinta erano preceduti da due motociclisti. Arrivati in prossimità di una curva, un motociclista cercò di superare l’altro, ma in senso opposto arrivò una macchina. Le due motociclette si scontrarono e rovinarono a terra. Giuseppe non fece in tempo a frenare e finì contro gli altri due. I due motociclisti e Giuseppe si fecero poco o nulla, mentre Giacinta riportò una frattura cranica. Una macchina che passava di lì la caricò e la portò subito all’ospedale Mauriziano di Lanzo, ma la frattura purtroppo era molto grave e lei morì dopo due ore.
Venne sepolta vestita con il suo abito da sposa.
Giacinta ci sorride, bella e fresca, dalla foto nei sotterranei del Monumentale. Le labbra rosse, l’acconciatura curata e il vestito elegante. Aveva tutta la vita davanti. Sulla sua tomba si leggono queste parole, dettate dai suoi cari:
“Giacinta delicato fiore
che attendevi con gioia lo schiudersi alla vita
il destino crudele ti tolse a noi
angelo fra gli angeli”
Vi ho raccontato la sua storia non perché amo indugiare sulle disgrazie altrui o crogiolarmi nella tristezza. Vi ho raccontato la sua storia perché, come Enzo, voglio ricordare questa giovane ragazza. Giacinta ci insegna che non dobbiamo dare mai nulla per scontato, dobbiamo apprezzare tutto ciò che ci circonda e vivere il momento.
Cerchiamo di farlo anche per lei che non ne ha avuto modo.
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