“Fino all’ultimo voglio le emozioni dell’Arte, dei viaggi, dei pericoli. Così solo intendo la vita.”
Giacinta Pezzana
Avete mai sentito nominare Giacinta Pezzana? La risposta potrebbe essere no, a meno che non siate amanti o esperti di teatro. Non che io lo sia. Mi sono imbattuta in questo nome per caso, mentre studiavo il Cimitero Monumentale e, in particolare, la tomba dell’attrice Carlotta Marchionni (1796-1861). In questa tomba illustre fu sepolta anche l’attrice Carolina Gabusi Malfatti (1809-1890), allieva della Marchionni. Giacinta Pezzana, nata a Torino il 28 gennaio 1841, fu allieva proprio della Gabusi Malfatti, della quale scrisse anche un breve elogio. Destini e storie che si intrecciano, la mia passione!
Una stimata attrice.
Giacinta esordì in teatro nel 1859. Spaziando dalle tragedie alle commedie, iniziò presto a mietere successi in Italia e all’estero. Gabriele d’Annunzio scrisse pensando a lei le battute di Candia nella Figlia di Iorio. Fu stimata anche da Émile Zola per la sua interpretazione di Thérèse Raquin, che diventò il suo cavallo di battaglia. Fu autrice di novelle e romanzi, nonché fervida patriota e sostenitrice dell’emancipazione femminile. Non sto a raccontarvi in questo articolo tutta la sua vita e carriera perché, lo sapete, il mio focus restano le tombe e le curiosità funerarie. Quindi, dove si trova l’ultima dimora di quest’artista torinese oggi dimenticata?
Giacinta Pezzana in Sicilia.
Dal 1887 la Pezzana andò a vivere ad Aci Castello, in provincia di Catania, e tornò a Torino per l’ultima volta nel 1914. Come finì in Sicilia? Aci Castello era il luogo di origine del suo ultimo compagno, il garibaldino e repubblicano Pasquale Distefano. Qui Giacinta morì il 4 novembre 1919, lontana dai clamori e in povertà. Verso la fine della sua vita ebbe a scrivere: “Io sono ormai una dimenticata. Dopo morta, le mie ossa non avranno neppure l’onore d’una tomba”. In verità l’attrice fu sepolta nel cimitero del paese, ma in una tomba assai dimessa.
L’ultima dimora di Giacinta Pezzana.
La “Divina” Eleonora Duse, che mai dimenticò colei che fu la sua mentore e la aiutò a muovere i primi passi sul palcoscenico, si mobilitò per fare in modo che la tomba di Giacinta fosse impreziosita da un monumento che ne ricordasse il nome in modo degno. Fu aperta una sottoscrizione a cui partecipò anche il comune di Torino versando la somma di 1.000 lire. Per raccogliere fondi la Duse organizzò uno spettacolo (La porta chiusa di Marco Praga) che si tenne la sera del 31 maggio 1922 al Politeama Chiarella di Torino. Si raccolsero oltre 12.000 lire e la Duse devolvette alla causa l’intero suo introito di 6.000 lire. Il proprietario del teatro, Achille Chiarella, contribuì con 2.000 lire, mentre l’attore Ermete Zacconi con 500. Tuttavia, ancora nel 1925 il monumento funebre non era stato realizzato.
Non so dirvi con esattezza quando l’opera venne portata a compimento, ma alla fine un monumento fu collocato sulla tomba, anche grazie ai fondi stanziati dal comune siciliano. É il monumento in pietra lavica, caratterizzato dalla presenza di un bassorilievo raffigurante la maschera della tragedia greca, che si può vedere ancora oggi nel cimitero di Aci Castello. Sempre a lei è intitolata una via del paese e un busto che la raffigura si trova nella Piazza Castello, dirimpetto al mare.
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Testi e immagini (dove non specificato altrimenti) © Manuela Vetrano.
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