Dunque, riprendiamo in mano le redini della nostra storia…
Dopo molti mesi passati in preda ai dolori per i calcoli (non si sa se ai reni o alla vescica), il 19 luglio 1667 il conte Filippo San Martino d’Agliè morì. Aveva 63 anni e per oltre metà della sua vita passata al fianco della duchessa Maria Cristina di Francia, era stato uno dei personaggi più chiacchierati e potenti della corte sabauda. Aveva raggiunto la serenità spirituale e certo non temeva la morte, come scrisse nel suo poema “La prigione di Fillindo il Costante”:
“Morir, soffrir, tacer è vera sorte – di chi sa col morir vincer la morte”
Il suo funerale ebbe luogo il 21 luglio, ma prima l’autorevole defunto fu esposto per gli ultimi saluti nella dimora cittadina di famiglia, il palazzo San Martino sito in Piazza Castello all’angolo con l’attuale Via Accademia delle Scienze. Quando si procedette alla chiusura della bara, il fratello maggiore Ottaviano volle inserirvi alcuni oggetti molto cari al conte quando era in vita: due piccoli fornelli da pipa. Filippo era stato un grande amante del fumo: nel 1650 compose addirittura un balletto intitolato “Il Tabacco” (il tabacco fu introdotto ufficialmente in Piemonte nel 1647).
La mattina presto del 21 luglio il mesto corteo funebre, privo di insegne araldiche e militari, si mosse da Piazza Castello diretto, non verso la Chiesa di San Francesco d’Assisi dove si trovava il sepolcro di famiglia, bensì verso il convento del Monte dei Cappuccini. Finita la messa nella Chiesa di Santa Maria al Monte e dispersa la folla, si procedette alla sepoltura in forma privata e segreta.
Nel testamento redatto il 4 luglio, Filippo specificava di voler essere sepolto vestito con il semplice saio dei cappuccini “… nel più abbietto et vile sito del convento…”, senza nessun segno che indicasse la presenza della sua tomba, quasi come se volesse essere dimenticato. Venne scavata una fossa nell’orto del convento, nei pressi della discarica delle cucine, e lì la cassa in legno contenente le spoglie del conte fu calata e ricoperta di terra. Col passar del tempo i pochi che erano a conoscenza del luogo dove si trovava la sua tomba morirono portando con sé il segreto e le tracce di questa sepoltura furono inghiottite dall’oblio, così come l’immagine stessa di Filippo, del quale restano pochissimi e incerti ritratti.
Trascorsero i secoli e nell’estate del 1989, durante una campagna di restauri al Monte dei Cappuccini, fu rinvenuto uno scheletro nel giardino superiore del convento, dove un tempo si trovava l’orto dei frati. Vicino a lui, c’erano due fornelli da pipa. L’emozione degli scopritori (l’antropologo Renato Grilletto, l’ingegnere Mauro Lanza e frate Luca Isella) fu grande: davanti a loro erano sicuramente i misteriosi resti di Filippo d’Agliè, dei quali avevano sentito tanto parlare,
ma che non erano mai riusciti a rintracciare! L’identità del conte fu confermata da tutti gli esami di rito sulle ossa (si scoprì che Filippo era alto 165 cm), ma anche dai fornelli da pipa: uno, semplice e tondo, in argilla e un altro in magnesio carbonato. E’ questo che ha dato le maggiori informazioni sull’identità del proprietario: raffigura la testa di un diavolo (secondo alcuni sarebbe la caricatura di Richelieu, il cardinale che mal sopportava Filippo) e la base è decorata da un sigillo, formato da un cerchio di 39 perle al centro del quale è un cuore sormontato da una corona e circondato dalle lettere J, C e V. E’ più che probabile che si trattasse di una dedica della duchessa al conte: la J starebbe per Je, la C per Chretienne, la V per Vous: “Je, Chretienne, donne à vous mon coeur (Io, Cristina, vi dono il mio cuore)”. Il fornello sarebbe stato regalato a Filippo da Cristina in occasione del suo 39° compleanno, il 19 marzo 1643. Un tenero dono, che conferma la stretto legame che c’era tra i due e che ha riportato alla luce la figura del conte e la sua storia d’amore con la duchessa.
Le spoglie di Filippo d’Agliè dal 2010 sono state collocate in una tomba nuova di zecca nel vestibolo d’ingresso della Chiesa di Santa Maria al Monte. In questo luogo tranquillo e riparato dalla frenesia di oggi, il conte continuerà a vegliare dall’alto su Torino, buttando magari un occhio di riguardo alla chiesa di Santa Teresa, dove riposa la sua Madama Reale.
Testi e immagini © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
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