L’arciduchessa Matilde Maria Aldegonda Alessandra d’Asburgo-Teschen nacque a Vienna il 25 gennaio 1849. Terzogenita dell’arciduca Alberto d’Asburgo-Teschen e della principessa Ildegarda di Baviera, era una ragazza originale e ribelle e, forse proprio per questo motivo, andava a genio all’imperatrice Sissi. Insofferente a qualsiasi protocollo, Matilde leggeva libri proibiti alle fanciulle e cavalcava in modo spericolato impallinando indistintamente lepri e guardiacaccia. Una volta fece addirittura le boccacce all’imperatore Francesco Giuseppe! Ma il difetto più abominevole di tutti erano le sigarette, poco femminili e affatto approvate a corte. A tal proposito si racconta che una dama spiona vide Matilde fumare e andò a riportare il fattaccio all’imperatore… il mattino successivo alla delazione, la donna linguacciuta si risvegliò con una treccia in meno tagliata via nottetempo dalla vendicativa arciduchessina.
Nonostante il suo caratterino, Matilde era stata individuata come papabile sposa per Umberto di Savoia, il principe ereditario d’Italia. Il fidanzamento tra i due giovani era auspicabile, ma non per questioni sentimentali. Si era in un periodo di forti tensioni tra il neonato Regno d’Italia e l’impero asburgico, che culminò con la terza guerra d’indipendenza italiana combattuta nell’estate del 1866, in seguito alla quale l’Italia ottenne la cessione del Veneto. Il matrimonio di Umberto e Matilde avrebbe contribuito a distendere, per quanto possibile, i rapporti tra i due regni. A Matilde non doveva dispiacere la possibilità di diventare regina d’Italia soprattutto perché era rimasta molto colpita da quel principe conosciuto durante un ricevimento a Parigi. Inoltre gli Asburgo e i Savoia erano imparentati strettamente, basti ricordare che la nonna e la madre di Umberto erano cugine di primo grado del padre di Matilde.
Matilde sarebbe diventata la prima regina d’Italia, se tutti i progetti nuziali non fossero sfumati nel nulla! Nel castello viennese di Hetzendorf la sera del 22 maggio 1867 l’arciduchessa si era preparata per una serata da trascorrere a teatro. Aveva indossato un abito di tulle, i suoi capelli erano acconciati e i gioielli illuminavano volto e décolleté. Mancava ancora un po’ di tempo alla partenza e allora Matilde decise di trascorrerlo fumando senza farsi vedere, così avrebbe evitato una noiosa strigliata. Purtroppo per lei, quella fu l’ultima sigaretta che fumò. Improvvisamente, nella stanza in cui si stava consumando il misfatto della piccola tabagista, entrò non si sa con esattezza chi: il padre o una dama di corte o una cameriera… fatto sta che la ragazza colta in fallo cercò di nascondere l’arma del delitto infilando il mozzicone tra le pieghe del suo abito che prese subito fuoco trasformandola in una torcia umana. Le fiamme furono incrementate anche dalla presenza della crinolina, l’impalcatura di sostegno della gonna che andava di molto moda ma che era altamente infiammabile (e infatti all’epoca provocò migliaia di morti tra le donne).
La povera Matilde si procurò ustioni di secondo e terzo grado su tutto il corpo e, dopo vari giorni di agonia, morì il 6 giugno a soli 18 anni. Fu sepolta a Vienna nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, all’interno della tetra Cripta dei Cappuccini, vicino alla madre (morta quando Matilde aveva 15 anni: ebbe quindi la fortuna di non assistere alla terribile fine della figlia), al fratellino Carlo Alberto morto a 18 mesi e a tanti altri Asburgo. La notizia della tragedia fece il giro del mondo, ma con versioni differenti: il vestito avrebbe preso fuoco mentre Matilde stava chiudendo una lettera con la ceralacca oppure perché lei avrebbe pestato uno zolfanello semispento lasciato per terra da chissà chi. Ci fu anche chi parlò di un misterioso fenomeno di autocombustione… insomma, tutto andava bene fuorché associare una donna d’altissimo rango al disdicevole vizio del fumo!
Il 22 giugno la Gazzetta Piemontese riportava già l’esigenza per Umberto di trovare un’altra fidanzata: “E’ doloroso che la morte dell’arciduchessa Matilde abbia troncati sul più bello i progetti che erano stati condotti a sì buon punto, ma le trattative verranno riprese per un’altra principessa della stessa casa”. La scelta cadrà poi sulla torinese Margherita, figlia dello zio di Umberto, il duca Ferdinando di Savoia-Genova, e della principessa Maria Elisabetta di Sassonia, impalmata il 22 aprile 1868.
Come si dice in questi casi? Morta una principessa se ne fa un’altra.