Ermanno Ferrero è stato uno studioso e docente piemontese. Figlio di Nestore, direttore degli Archivi del Ministero della Guerra, e di Sofia Vassalli, nacque a Torino il 27 agosto 1855. Nell’aprile 1876 si laureò in giurisprudenza con una dissertazione sui libertini, con cui ottenne la lode e la dignità di stampa. La tesi, intitolata Dei libertini, fu pubblicata nel 1877 e fu seguita da molti altri scritti. La famiglia di Ermanno era agiata e ciò gli permise di dedicarsi alle sue vere passioni: la storia e l’archeologia. Tra i suoi studi più importanti ricordo L’ordinamento delle armate romane del 1878 e L’arc d’Auguste à Suse del 1901. Fu socio di svariate istituzioni, tra cui l’Accademia delle Scienze e la Società di Archeologia e Belle Arti.
Tra 1879 e 1881 Ermanno Ferrero insegnò Storia moderna all’Università di Torino come supplente di Ercole Ricotti. Dal 1894 fino alla morte tenne la cattedra di Archeologia che, prima di lui, fu di Ariodante Fabretti. Inoltre, dal 1883 al 1889 insegnò Storia dell’arte militare all’Accademia Militare. In quanto Ispettore preposto, si interessò principalmente alle antichità piemontesi, rinvenute nelle campagne di scavo o durante lavori di urbanistica ed edilizia, le studiò e si occupò della loro conservazione. Era un collezionista, soprattutto di armi. Morì nella sua villa di Castagnole Piemonte il 14 ottobre 1906 poco più che cinquantenne, lasciando incompleta l’opera su Le campagne di guerra in Piemonte (1703-1708) e l’assedio di Torino (1706) e altri lavori, come lo schedario dei monumenti romani e barbarici del Piemonte.
Così venne ricordato dal filologo Luigi Valmaggi: “
“Accoppiando alla vasta coltura parola facile e nitida, riuscì sulla cattedra maestro eccellente; ma l’affabilità dei modi gli acquistava parimenti la simpatia e la stima dei discepoli, che nutrivano per lui sincero affetto. Di animo aperto, franco, gioviale, aveva amici numerosi e devoti. (…) Gentiluomo di stampa anticamente austera, era geloso della sua dignità (…). Equanime di spirito, era pronto a compatire gli altrui mancamenti, e si mostrava tollerantissimo di ogni opinione onestamente professata, insofferente soltanto di qualsisia ingiuria venisse fatta a quelle, che furono le norme supreme dell’intera sua vita, come di tutti i generosi: la verità e la giustizia.”
E dallo storico dell’arte Alessandro Baudi di Vesme:
“Dotato di una mente elevata, di un animo generoso e indipendente, di una cortesia non molto verbosa ma cordiale e delicata, egli costantemente si dirigeva verso il bello ed il buono per la retta via dell’onore. Aveva un carattere di forte tempra, e sapeva, all’uopo, mostrare l’energica inflessibilità del soldato che obbedisce ad un comando. (…) Vivacissimo era il suo temperamento, qualità che ben traspariva dalla mobilità dell’occhio. (…) In un solo argomento egli era irrefrenabile: quando, cioè, gli pareva che qualcuno mancasse del dovuto zelo nel raccogliere ed illustrare le antichità della nostra regione. Allora il suo animo si accendeva d’indignazione e la sua parola concitata e vibrata palesava quanto egli soffrisse per l’altrui trascuranza per le cose e per gli studi che tanto gli erano cari.”
La sua tomba al Cimitero Monumentale mi ha molto incuriosita. Oltre al busto in bronzo che ritrae le fattezze del professore, si possono notare alcuni elementi antichi, che forse appartenevano alle sue collezioni: una stele, una piccola colonna e dei frammenti di epigrafi. Io non sono un’archeologa e non so dirvi con certezza se siano reperti autentici o meno, ma mi pare proprio che lo siano. Purtroppo non ho trovato informazioni più dettagliate su questa tomba, ma continuerò a cercare!
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