Sotto le arcate della I ampliazione del Cimitero Monumentale di Torino un monumento in marmo bianco attrae la mia attenzione. Da un piccolo sarcofago aperto, con zampe leonine e colmo di fiori, esce una soave fanciulla che sembra volare via. Ha i capelli sciolti, le mani incrociate sul petto e il suo sguardo è rivolto al cielo. La giovane è la diciassettenne Virginia Bordino, raffigurata così nel 1869 dallo scultore Giovanni Albertoni, con “castità di forme e celestiale purezza” (Arcozzi-Masino, 1883). Questo il suo epitaffio:
“Virginia Bordino
nacque il 29 maggio 1848 morì il 23 luglio 1865
fu vita breve non vuol pianto:
ella era un angelo”
Virginia era una ragazza dolce, amava suonare Chopin al pianoforte, sapeva intrattenere in modo impeccabile gli ospiti in casa e tutti i giorni accompagnava il padre nella sua officina di Corso Vittorio. Scrissero di lei: “Era per i genitori l’amica dei giorni lieti e sventurati, la consolatrice, il sorriso personificato della vita”.
Virginia era figlia di Anna Marelli (1825-1907) e Virginio Bordino (1804-1879), luogotenente generale del Genio Militare e inventore appassionato di locomozione.
Tra 1817 e 1825 Virginio frequentò l’Accademia Militare di Torino. Dal 1829 iniziò ad essere un personaggio noto: ideò un sistema di staffe molto resistenti che consentì di trasportare e innalzare le colonne in granito del pronao della Chiesa della Gran Madre di Dio senza spezzarle né doverle segare. In quell’anno si occupò anche del trasporto e della collocazione delle colonne sulla facciata del Santuario di Vicoforte. Per il lavoro alla Gran Madre ricevette dal Comune una tabacchiera decorata con diamanti del valore di 4.000£ e per la sua consulenza a Mondovì gli fu consegnata una medaglia d’oro incisa con la Madonna di Vicoforte.
Dal 1833, su richiesta dei sindaci di Torino, Cavour e Tommaso Villa, Bordino andò all’estero per studiare la locomozione meccanica a vapore sulle strade ordinarie, al fine di applicarla in campo militare.
Progettò poi un servizio pubblico di locomotive stradali, un forno per uso militare e altre mirabolanti macchine che gli attirarono non poche invidie e critiche.
Bordino era “alto, aveva dignitoso il portamento, belle e regolari le fattezze del volto”. Non fu quindi difficile per lui conquistare Anna, di 21 anni più giovane, e convolare a nozze il 6 maggio 1846. Qualche anno dopo il matrimonio fu allietato dalla nascita di Virginia.
Il cervello di Bordino era sempre in fermento. Fu nell’Arsenale Militare che ideò e costruì, tra 1852 e 1854, quelle che sono state a tutti gli effetti le prime due autovetture a circolare in Italia: un calesse a vapore a tre ruote (non più esistente) e una carrozza a vapore a quattro ruote.
La carrozza a quattro ruote gli fu regalata dal primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Era un tradizionale landò trainato da una pariglia di cavalli. Virginio lo modificò, facendogli raggiungere un peso di ben 3 quintali. Inserì sul retro un motore a vapore e, con 30 kg di carbon coke, la carrozza viaggiava con un’autonomia di 8 km all’ora. Bordino costruì questa vettura con lo scopo principale di far divertire Virginia, che aveva una salute cagionevole ed era spesso malata. Dal 1854 al 1865 il landò scorrazzò per le vie della città, lasciando di stucco i torinesi non avvezzi a vedere una carrozza muoversi senza cavalli facendo rumore e fumo infernali, e rendendo invidiose le coetanee di Virginia, che aveva una carrozza magica tutta per sé.
Dopo la morte prematura della figlia, il landò a vapore non fu usato mai più. Per il dolore, accentuato dal fatto che avevano già perso nel 1847 la primogenita Adelaide di soli 3 mesi, i coniugi Bordino andarono via da Torino, rifugiandosi a Firenze. Qui Virginio cominciò il suo declino: malato e depresso, anche per essere stato messo a riposo anticipato il 28 agosto 1864, morì il 9 maggio 1879. La vedova lo seguì il 27 gennaio 1907.
La famiglia Bordino riposa riunita al Monumentale di Torino: Virginio e Anna sono accanto alle loro figliole Adelaide e Virginia, che avevano raggiunto molto tempo prima dei genitori i nonni paterni Maurizio Sebastiano (+ 1845, colonnello d’Artiglieria e direttore della Regia Fabbrica d’Armi di Torino) e Maria Caterina Adelaide Gravier (+ 1847).
Questo è l’epitaffio di Virginio:
“Il pronao del tempio sacro alla Madre di Dio,
il santuario di Mondovì restaurato e abbellito,
le difese di Alessandria nel 1849,
il vapore condotto sulle strade ordinarie,
diranno ai posteri le lodi di Virginio Bordino
Nato il 27 ottobre 1804 morto il 9 maggio 1879
luogotenente generale del Genio Militare,
grande uffiziale dell’Ordine Mauriziano
Questa lapide ricorderà
Il dolore della vedova Anna”
Che fine ha fatto il landò a vapore di Virginia? Fu donato dalla madre al Politecnico di Torino, che nel 1935 lo donò a sua volta al Museo Nazionale dell’Automobile, dove lo vediamo ancora oggi esposto a testimoniare le innovazioni del XIX secolo. A me ricorda però anche Virginio Bordino, pioniere della storia dell’auto, che con la sua carrozza creò un po’ di scompiglio per le strade di Torino, portando un po’ di gioia alla sua cara Virginia.