Mi hanno sempre affascinata quei piloncini votivi che spuntano isolati nelle campagne o nei boschi. Li si può incontrare anche nelle strade dei paesi, meno di frequente in città. Mi chiedo chi li ha costruiti, quando e perché? Sono realizzati in pietre o mattoni e decorati con affreschi e possono custodire al loro interno le statue dei santi o della Madonna. Di solito i piloni votivi (detti anche capitelli o edicole) venivano eretti nei luoghi di confine, agli incroci o sui valichi, come segnavia o come ex-voto per un pericolo scampato o in ricordo di un avvenuto miracolo oppure come punto di aggregazione per la comunità che presso di essi si ritrovava per fini religiosi. Gli artisti che li hanno lavorati – in stile non sempre eccelso – non sono quasi mai noti e a volte anche i motivi che hanno condotto alla loro costruzione sono stati dimenticati. I piloni votivi costituiscono un’importante testimonianza di quella cultura popolare che affonda le radici in tradizioni antiche di secoli e precedenti il cristianesimo.
Uno di questi piloni me l’ha fatto conoscere Ivan di Asti (che ringrazio per le informazioni e le foto che compaiono in questo post). Si trova in Val Varaita, nel territorio comunale di Frassino dominato dalle moli dei monti Birrone e Ricordone. Siamo in provincia di Cuneo e precisamente in borgata Paseri, lungo la strada che da fondovalle sale verso borgata Campo Soprano. Il pilone è detto in lingua occitana piliun de la pauso, ossia pilone della posa. Restaurato nel 2013, è decorato con affreschi (ripassati negli anni ’30-’40 del ‘900) che raffigurano la morte di San Giuseppe assistito da Gesù, dalla Madonna e da due angeli. Sulla volta dell’edicola è la colomba dello Spirito Santo e ai lati sono presenti altri due santi.
Lo strano nome della costruzione fa riferimento alla “posa dei morti”: fino agli anni ’50 del secolo scorso davanti a questo pilone era usanza posare i feretri dei defunti che provenivano dalle borgate alte per aspettare il parroco. Questi, preceduto dalla croce e seguito dalle piurasse (le prefiche nostrane), saliva da Frassino e andava incontro al defunto per accompagnarlo nel restante tragitto dal pilone fino a fondovalle, dove veniva sepolto nel cimitero del paese.
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