Esistono autori e libri che scavano pazientemente nel passato, riuscendo a riportare alla luce fatti e storie che lo scorrere del tempo ha sommerso. È il caso del volume “Il misterioso caso del Benjamin Button da Torino a Hollywood”, scritto dalla storica Patrizia Deabate. Ho conosciuto Patrizia grazie ai suoi approfonditi studi su Nino Oxilia, un personaggio della Torino dei primi del Novecento che mi ha sempre affascinato e di cui parlo spesso nei miei tour al Cimitero Monumentale di Torino e, in particolare, nel tour teatrale sulle sartine torinesi. Il saggio di Patrizia, pubblicato dal Centro Studi Piemontesi, indaga le influenze che i torinesi Nino Oxilia e Giulio Gianelli, con la loro cerchia, ebbero sull’opera dello scrittore americano Francis Scott Fitzgerald. Il parallelo diventa sorprendente per la sua evidenza quando si legge che la fiaba per bambini “Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino”, scritta da Giulio Gianelli nel 1911, ispirò la novella “Il curioso caso di Benjamin Button”, scritta da Fitzgerald nel 1922, dalla quale è stato tratto il famoso film con Brad Pitt.
Leggere il saggio di Patrizia Deabate è come fare un viaggio avventuroso: non sai mai dove ti condurranno i numerosi collegamenti tra scrittori, autori, letteratura e cinema degli albori. Mentre lo leggi ti rendi conto di quanto debba essere stato entusiasmante (e impegnativo) per l’autrice aver scoperto tutti quei minuziosi dettagli che hanno contribuito a dar vita a questo denso lavoro. Ho pensato quindi di fare qualche domanda a Patrizia per conoscere qualcosa di più su di lei e sulla nascita di questo curioso libro.
Com’è nato il tuo amore per Nino Oxilia e per coloro che ruotarono intorno a lui?
A 20 anni sognavo di scrivere un romanzo ambientato nelle Langhe negli anni 1943-45. Ma avendo letto Fenoglio fin da bambina, mi resi poi conto che sarebbe stato per me un condizionamento non superabile, e muovermi sul suo stesso terreno non mi avrebbe mai permesso di emergere. Quindi cambiai luogo e tempo: Torino agli inizi del ‘900. E conobbi Nino Oxilia, che mi parve un personaggio molto interessante ma sottovalutato, da riscoprire. Con il mio romanzo torinese “Giovinezza” – tuttora inedito – conquistai la stima del professor Piero Cazzola, e quando lui mi donò i suoi cimeli e la sua documentazione su Oxilia, iniziai ad occuparmi di saggistica.
Il tuo libro è molto interessante e complesso. Quanto tempo hai impiegato per le ricerche e per scriverlo e qual è stata la difficoltà più grande?
Dal 2013 al 2015 scrissi la struttura portante. Negli anni successivi approfondii determinati aspetti specifici, raffinando le ricerche. Intanto, andai avanti a pubblicarne delle parti su riviste specializzate e a farne relazioni a convegni. Quella che mi era parsa una difficoltà iniziale, e cioè dover attingere a testi in inglese che non erano stati tradotti in italiano, si è poi rivelata una bellissima occasione per un ritorno immersivo alla cara lingua. Per fortuna nel 2019 è arrivato il Premio Acqui Storia Inedito e nel 2020 finalmente la pubblicazione!
Raccontaci qual è stata la scintilla che ti ha suggerito il collegamento Francis Scott Fitzgerald-Nino Oxilia.
Il fox-terrier. Nino Oxilia si era definito, in una poesia “cucciolo fox-terrier”. E nel suo secondo romanzo Belli e dannati, Fitzgerald appellò il personaggio di Dick Caramel, amico del protagonista, come “falso fox-terrier”. Questo tipo di cane è un simbolo futurista: come tale era stato utilizzato da Oxilia e l’analisi dei testi di Fitzgerald fa emergere che anche lo scrittore americano intendeva riferirsi all’avanguardia italiana.
“La storia di Pipino nato vecchio e morto bambino”, che avrebbe ispirato il “Misterioso caso di Benjamin Button”, è un racconto per bambini. È legato alla tua infanzia o si tratta di una scoperta fatta in età adulta?
È stata una scoperta fatta in età adulta, grazie al professor Cazzola che mi donò, tra gli altri cimeli, un rarissimo esemplare dell’edizione originale del 1911 della “Storia di Pipino”. Ma so che questo libro ha avuto numerose ristampe nel corso del Novecento e che è stato compagno d’infanzia di più generazioni di bambini e ragazzi italiani.
Sei stata a visitare le tombe delle personalità di cui racconti? Quale tomba ti ha dato più emozioni?
Carlo Gianelli, sepolto a Roma al Verano in un loculo anonimo, è ricordato da un cenotafio nel Cimitero Monumentale di Torino, dove c’è pure la tomba con busto in bronzo di Oxilia, che reca un’iscrizione bellissima: “Lungo le stelle dell’alba/cammina, fatto d’anima/Nino Oxilia, con i sogni e la fede”. Sempre a proposito di lapidi commemorative, nel 2019 sono riuscita a trovare e fotografare il cippo recente dedicato a Nino Oxilia sul Monte Tomba, in Veneto, dove cadde al fronte della Grande Guerra. Il cippo è uno dei quattro che, posti presso la chiesa alpina del monte, ricordano i primi quattro ufficiali caduti in battaglia cui furono assegnati medaglie al valore in difesa dell’avamposto del Monte Grappa.
A quale figura femminile sei più legata, tra quelle che hai trattato nella redazione del volume “Benjamin Button da Torino a Hollywood”?
In effetti, le donne hanno un ruolo chiave. Lyda Borelli impersonò a livello internazionale il mito dannunziano della “donna fatale”. Mina Loy, invece, fu avanguardista e futurista nel proprio femminismo. Quanto a Maria Jacobini, in lei è la chiave di volta di questa mia ricerca. Nel 1914 fu identificata con il personaggio che all’epoca era l’icona dell’emancipazionismo femminile in U.S.A. e cioè Giovanna d’Arco. Infine, nel personaggio di Zelda Fitzgerald, possiamo vedere le contraddizioni del Novecento. Anche lei, come le altre flappers americane, si ispirò a Giovanna d’Arco. E, come la Pulzella, perì nel fuoco.
Ora non vi resta che immergervi nella lettura del libro di Patrizia, per scoprire (o riscoprire) le affascinanti vicende di Nino Oxilia, Carlo Gianelli, Francis Scott Fitzgerald e di tutti gli altri protagonisti del brillante mondo letterario e cinematografico di inizio Novecento!
Chi è Patrizia Deabate?
Storica del Primo Novecento, collaboratrice della rivista “Studi Piemontesi“, nel 2016 Patrizia Deabate ha pubblicato il primo studio sul film Addio giovinezza! (1918) dopo il rimpatrio della pellicola dal Giappone e il restauro a cura del Museo Nazionale del Cinema di Torino. In quanto autrice del primo studio sulle origini poetiche dell’inno “Giovinezza” (1909) di Nino Oxilia, è stata chiamata da Roberto Rossi Precerutti a curare la riedizione dei “Canti brevi” (1909), apparsi nel 2014 per i tipi di Neos, Torino. Con il saggio “Il misterioso caso del Benjamin Button da Torino a Hollywood” ha vinto il Premio Acqui Storia Inedito nel 2019. È vicepresidente della sezione di Alba del Club Alpino Italiano. Socia del Centro Studi Beppe Fenoglio, è attualmente impegnata nei preparativi delle celebrazioni del centenario dello scrittore albese (1922-2022). Più info su Patrizia Deabate: www.patriziadeabate.com
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