Più o meno un anno fa sono stata contattata dallo scrittore milanese Davide Barzi per delle informazioni riguardanti il Cimitero Monumentale. Barzi stava lavorando per la collana Le Storie di Sergio Bonelli Editore alla sceneggiatura di un albo ambientato a Torino nel 1889 e il cimitero avrebbe fatto da fondale ad alcune scene.
Sono molto felice quando nella vastità dell’etere coloro che cercano informazioni sul Monumentale di Torino arrivano al blog civettuolo… e in questo caso lo sono stata ancora di più poiché mi si prospettava di vedere la mia Torino e l’amato “Monu” nientemeno che all’interno di un fumetto! L’albo, intitolato Il Cuore di Lombroso, è uscito in edicola il 13 dicembre 2017. Io mi sono subito fiondata a comprarlo e non sono rimasta delusa né dalla sceneggiatura di Davide Barzi né dalle tavole realizzate dal disegnatore Francesco de Stena.
Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo: un’avventura in rosa con Cesare Lombroso per protagonista avrebbe un non so che di bislacco. Non temete dunque: nel fumetto non vedrete il celebre, nonché discusso, scienziato in preda a spasmi amorosi, bensì lo vedrete vestire i panni dell’investigatore che, emulando Sherlock Holmes, si metterà ad indagare su una serie di torbidi misteri in cui saranno coinvolti i personaggi del libro Cuore di Edmondo De Amicis. Realtà e fantasia si intrecciano in modo avvincente e nel corso della narrazione Lombroso, affiancato da un Garrone/Watson un filo psicopatico, si troverà addirittura a cambiare opinione sulle sue teorie del “criminale per nascita”.
Le illustrazioni dedicate al Monumentale (come tutte quelle dell’albo, del resto) sono molto dettagliate. A pagina 22, nella vignetta centrale, si nota come il Campo Primitivo sia stato rappresentato proprio come doveva apparire nella seconda metà dell’Ottocento: privo delle tombe private di famiglia che vediamo oggi, perché all’epoca ancora riservato alle semplici tombe individuali. A proposito di tombe, al Monumentale di Torino si trovano quelle di Lombroso, De Amicis e di Eugenia Barruero, la donna che ispirò la figura della “maestrina dalla penna rossa” anche lei rievocata nel fumetto.
Per saperne un po’ di più su Il Cuore di Lombroso e sui suoi creatori, ecco a voi una mini intervista.
Com’è nata l’idea di far incontrare Cesare Lombroso con i personaggi del libro Cuore?
In principio fu Lombroso e la lettura del libro L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso di Luigi Guarnieri; poi, per una decina d’anni, l’idea girò su se stessa e per le strade di Pavia, dove pensavo di ambientarla perché Lombroso ci visse e io ci abito vicino, quindi pensavo fosse lo sbocco più naturale della storia: una città che conoscevamo bene, sia io sia lui. Ma quando senti che a un’idea manca un pezzo, la cosa più sbagliata è tentare di portarla a termina comunque, sperando ne venga fuori qualcosa di buono. Se hai l’occasione di lasciarla sedimentare il tempo che serve, le fai sempre un favore. Poi, nel 2010, alla riapertura del Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso, andai a visitare la struttura alla ricerca della possibile “idea collante” che tenesse insieme i vari pezzi. Non la trovai lì dentro, ma appena fuori: Torino. Era lei il pezzo mancante. Studiando gli anni in cui Lombroso lavorava nella città piemontese, trovai che potevano essere gli stessi in cui avrebbero vissuti i personaggi di De Amicis una volta cresciuti. Da lì il percorso è stato in discesa.
In Cuore quasi tutti i caratteri descritti da De Amicis sono buoni e virtuosi ai limiti del sopportabile. Ne Il Cuore di Lombroso si scopre invece che ognuno di loro ha almeno uno scheletro nell’armadio: ti sei voluto vendicare?
Ma no, anzi, al contrario: li ho voluti valorizzare! Tutti abbiamo un lato oscuro. Narrativamente, non c’è personaggio più noioso di uno monotematicamente buono, forte, giusto, corretto, bello, intelligente, simpatico. Non è un caso che, parlando due icone dei comics, Batman attira molte più simpatie di Superman. Non è un caso che la narrazione contemporanea seriale premi spesso gli antipatici (il dottor House come il Cal Lightman di Lie to me, ma anche lo Sherlock interpretato da Benedict Cumberbatch), gli ambigui (Braking Bad) quando non i cattivi fatti e finiti (Narcos, Gomorra). Ho provato allora a togliere a questi personaggi la stucchevole polvere della perfezione, a dar loro maggioro sfaccettature, un’umanità dolente, dei problemi. Alcuni ne sono usciti a pezzi, altri semplicemente trasformati, evoluti, cresciuti.
L’albo è molto accurato e preciso sia nei riferimenti letterari e storici, sia nelle ambientazioni disegnate da Francesco De Stena. Quanto tempo avete impiegato a documentarvi e a dar vita alla storia?
Davide: Il soggetto è del 2012, scritto in pochi giorni ma mettendo assieme suggestioni raccolte negli anni. Tra il febbraio e il marzo del 2016 il soggetto (una cartella di testo) è diventato una sinossi più dettagliata degli eventi grazie ad alcuni illuminanti rilievi del curatore Gianmaria Contro, che ha sistemato degli snodi che ancora risultavano deboli, e grazie al preziosissimo e insostituibile Antonio Serra, una delle persone più competenti della Terra in ambiti di sceneggiatura, che raddrizzò altre due/tre cose storte della vicenda. La sceneggiatura è stata scritto tra marzo e luglio: in parallelo Francesco iniziava a disegnare, e certo il suo lavoro ha influenzato la prosecuzione della scrittura, e anche i miei sopralluoghi torinesi aprivano ogni volta nuove possibilità narrative.
Francesco: La fase di documentazione iniziale è frutto dei numerosi viaggi che Davide ha fatto a Torino. In aggiunta ho fatto delle ricerche personali sul web o su libri-raccolte di foto dell’epoca. In quanto disegnatore ho sempre bisogno di materiale extra per curare nel dettaglio quello che mi appresto a visualizzare graficamente. Si può dire che la fase di documentazione è durata per tutto il tempo della realizzazione dell’albo. Il lavoro in sé, proprio per questo lavoro certosino di ricerca, mi ha preso molto tempo, indicativamente direi un anno e mezzo.
Tu sei milanese, Francesco è di Trani. Cosa ne pensate di Torino?
Davide: Il mio primo viaggio a Torino, da ragazzino, mi lascio freddissimo, ma probabilmente non avevo una guida adeguata e non vidi ciò che di sbalorditivo la città ha da offrire. La visita del 2010 invece mi ha aperto gli occhi su mille luoghi carichi di storia e cultura, affascinanti e misteriosi. Non è stato un colpo di fulmine, ma mia ha conquistato in maniera totale e definitiva. Tanto che non escludo in futuro di tornarci, narrativamente parlando…
Francesco: Mi è capitato di visitare più volte la città di Torino, anche per motivi non strettamente legati alla lavorazione del fumetto. Devo ammettere che di primo acchito mi è sembrata una città austera, imponente e anche un po’ “fredda”. Col tempo ho imparato a conoscerla meglio e ho dovuto ricredermi. Oggi ne apprezzo le sue architetture, i suoi palazzi così carichi di storia italiana e anche quell’aria un po’ magica che aleggia per le sue strade. Mi affascina molto il suo lato esoterico ed anche la sua fervente vita culturale.
Sono in programma altri albi della collana Le Storie ambientate a Torino? Con quali altri personaggi della storia o della letteratura locale vorresti confrontarti? Io aspetto un albo su Carolina Invernizio!
Cercherò di rispondere in maniera evasiva… ma… ops, ho già anticipato qualcosa nella precedente risposta… e va beh, allora mettiamola così: l’occhio di chi scrive è sempre alla ricerca di luoghi, spunti, persone per i propri viaggi di fantasia. E nei miei viaggi a Torino ho decisamente riempito più di una valigia di spunti. In una di quelle valigie, sì, c’è anche la Invernizio…
Se ancora non avete nelle vostre mani Il Cuore di Lombroso, potete trovarlo in edicola fino al 14 gennaio 2018. Altrimenti potrete acquistarlo nel Sergio Bonelli Shop.
BUONA LETTURA!
Immagini © Sergio Bonelli Editore
Approfondimenti
Il sito di Davide Barzi
Il sito di Francesco de Stena
Il sito di Sergio Bonelli Editore