Si erge isolato dietro la cittadella del Cottolengo, alla fine di una via che da lui prende il nome: è l’ex cimitero di San Pietro in Vincoli.
Che ricordi mi tornano alla mente! Nel lontano 2001, quando al suo interno era ospitata la Bibliomediateca “Mario Gromo” del Museo del Cinema (ora trasferita in Via Matilde Serao), la sottoscritta vi fece uno stage di restauro cartaceo che durò parecchie settimane… che dire? Quale posto migliore per me, amante dei cimiteri? Fu un’esperienza unica lavorare all’interno della suggestiva cappella del cimitero, dove erano posizionati tantissimi scaffali pieni di riviste e libri e dove ero sorvegliata dalla moltitudine di teschietti con le ali che decorano i capitelli!
Digressioni a parte, veniamo alla storia: come il cimitero di San Lazzaro, anche San Pietro in Vincoli fu progettato nel 1777 dall’architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco. Si può dire che i due cimiteri fossero gemelli, in quanto possedevano la medesima struttura. San Pietro in Vincoli aveva al centro dell’area scoperta (“a la pieuva”, ossia alla pioggia, all’aperto) l’ossario generale, con intorno 44 pozzi per le inumazioni comuni. Erano presenti anche i porticati con i relativi sotterranei per le tombe nobiliari. Inoltre all’esterno del cimitero si trovavano due aree separate: una destinata ai giustiziati e ai boia e l’altra ai suicidi, ai non cattolici e ai non battezzati (davanti alla piccola chiesetta dei SS. Pietro e Grato).
Il cimitero venne costruito su un terreno ceduto nel 1775 al Comune dai fratelli Ressio per la cifra di 5.000£ circa, nell’area che oggi si trova sul retro della cittadella del Cottolengo, ma che un tempo era esterna alla città.
Il cimitero era detto “del Santissimo Crocefisso”, dal nome di una cappella lì costruita dallo stesso Dellala prima del 1775, e veniva anche soprannominato in dialetto “San Pè dij còi”, perché sorgeva nei pressi della chiesetta di San Pietro e vicino a campi coltivati a cavoli (còi in dialetto e da qui vincòi, vincoli).
In questo cimitero dovevano essere accolte le spoglie provenienti dalla Chiesa di Corte, dal Duomo, dalle chiese dei SS. Giacomo e Filippo, dei SS Simone e Giuda, di San Dalmazzo, delle Orfane e dell’Ospedale dei Pazzi.
A differenza di San Lazzaro però, San Pietro in Vincoli non terminò le sue funzioni come sancito dal Manifesto Senatorio del 1829, ma continuò ad essere utilizzato per le tumulazioni nelle tombe di famiglia per altri 60 anni. Nel 1852 fu danneggiato dallo scoppio della polveriera in Borgo Dora, episodio in cui si distinse l’impavido Paolo Sacchi (sepolto nel Campo Primitivo del Monumentale). Nel 1882 le sepolture cessarono definitivamente, ma il cimitero rimase aperto fino al 1937. Riportò molti danni per i bombardamenti della seconda guerra mondiale e iniziò ad essere abbandonato. Fu chiuso definitivamente nel 1952.
Purtroppo San Pietro in Vincoli presto cominciò ad essere oggetto di atti vandalici e teatro di riti satanici. La delibera della Giunta Comunale del 26 maggio 1970 cercò di arginare questi eventi e quindi stabilì lo sgombero e il sigillo dei sotterranei, nonché il trasferimento dei resti al Monumentale (dove il comune non concesse alle famiglie siti sostitutivi, come avvenne in occasione della chiusura di San Lazzaro, ma si occupò della raccolta e conservazione dei resti in una tomba comune nel Monumentale).
Lo sgombero definitivo dei pozzi comuni non venne mai effettuato, ma si procedette alla loro chiusura e sigillatura e alla sistemazione a prato dell’area scoperta.
Dopo essere stato lasciato in balia del degrado per una quindicina d’anni, tra 1976 e 1986 -per fortuna!- si provvide al restauro. Dal 1998 al 2008 è stato sede della Bibliomediateca ” Mario Gromo” del Museo del Cinema. Oggi l’ex-cimitero è affidato in gestione a tre associazioni: ACTI Teatri Indipendenti, Il Mutamento Zona Castalia e LabPerm – Laboratorio Permanente di Ricerca sull’Arte e l’Attore di Roberto Castaldo e viene utilizzato per lo svolgimento di manifestazioni culturali di vario tipo.