Quattro passi a Pianezza
Tra Villa Leumann e il monumento a Maria Bricca
Quando la Civetta ha un weekend libero dal lavoro, ma non può allontanarsi troppo dalla casa-base, che cosa fa? Trascina il solitamente restio Principe Consorte in gita, alla scoperta di paesini, musei, cimiteri e tombe dislocati nei territori sabaudi. Vi ho già raccontato di Oropa, Novara e Giaveno, oggi è la volta della trasferta fatta a Pianezza. A pochi chilometri da Torino e incastonato tra Collegno, Druento e Alpignano, Pianezza è un bel paesino dove andare a fare una passeggiata.
Il fiore all’occhiello del centro storico è, a mio avviso, Villa Leumann. Il palazzo, di origini settecentesche, nel 1902 è stato trasformato in una splendida residenza Liberty dall’architetto Pietro Fenoglio (lo stesso di Casa La Fleur e Villa Scott a Torino) su richiesta dell’industriale Napoleone Leumann. Sappiate che sia Fenoglio che Leumann sono sepolti al Cimitero Monumentale (scusate, ma non posso fare a meno di inserire un appunto cimiteriale qua e là nei miei articoli ). Oggi il palazzo è sede del Municipio, ma non ho fatto fatica ad immaginare la villa durante la Belle Époque, piena di ospiti abbigliati con eleganza che si godono il ricevimento organizzato dai padroni di casa.
Le viuzze del centro sono caratteristiche con i loro palazzi colorati e girando un angolo ci si può imbattere nel monumento dedicato a Maria Bricca, uno dei pochi monumenti pubblici in circolazione dedicati a una donna. La popolana Maria Bricca fu un’eroina che si distinse durante l’assedio di Torino del 1706. Guidò i soldati austro-piemontesi ad espugnare il castello di Pianezza occupato dai nemici francesi. Morta nel 1733, sarebbe stata sepolta nella tomba comune della Compagnia del Suffragio nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
Da non dimenticare: a Pianezza, proprio in lungo Dora Maria Bricca 20, si trova lo stabilimento in cui si svolge la produzione dell’Antica Fabbrica Passamanerie Massia, una delle più antiche botteghe storiche di Torino, nonché il museo della ditta di cui vi ho parlato tempo fa nel mio articolo su Rivista Savej.
Il Santuario di San Pancrazio
Un santuario per ricordare il miracolo del 12 maggio 1450
Ma il vero motivo per cui sono venuta a Pianezza risiede nel Santuario di San Pancrazio, che si può raggiungere dal centro con una camminata di una ventina di minuti. Il complesso è stato costruito in stile neogotico a partire dagli anni ’20 del secolo scorso ed è stato definitivamente ultimato solo nel 1995.
Ciò che colpisce appena si arriva sul piazzale d’ingresso è il candore esterno della struttura, che nelle belle giornate diventa quasi impossibile da osservare per il riflesso del sole che la rende accecante.
Il santuario è stato edificato dove già sorgeva una cappella che al suo interno conservava un primitivo pilone votivo risalente al XV secolo. Il pilone era dedicato a San Pancrazio e doveva ricordare il miracolo che lì avvenne il 12 maggio 1450. La leggenda narra che il contadino Antonio Casella, impegnato a falciare il prato, tagliò per sbaglio un piede alla moglie. La coppia disperata si mise a pregare per la salvezza e subito le apparve un fanciullo che guarì la donna chiedendo in cambio in quel luogo l’erezione di un segno di culto. Il fanciullo era San Pancrazio, martire di origini turche vissuto tra III e IV secolo. Il contadino, però, si dimenticò di mantenere fede alla promessa. Il 12 maggio dell’anno dopo, il piede della moglie si staccò dalla gamba. Rinnovato il voto, venne graziata una seconda volta e allora il marito costruì il pilone. In seguito all’episodio, iniziarono ad arrivare tantissimi fedeli e numerose furono le elemosine e le donazioni, cosicché il pilone si trasformò in chiesetta e poi in santuario.
Oggi il miracolo è ricordato nella Cappella dell’Apparizione, che si apre sulla destra entrando nel tempio. Il centro della cappella è occupato dal pilone affrescato su entrambi i lati: sul fronte è rappresentato il miracolo del 1450, sul retro il martirio di San Pancrazio avvenuto a Roma nel 304.
Nella cripta oltre 25.000 ex voto
Piccole tavole dipinte testimoniano le grazie ricevute
Nella Cappella dell’Apparizione si trova l’accesso a un deambulatorio che conduce alla cripta sottostante attraverso due rampe di scale. Come ben sapete, dove c’è una cripta la Civetta si butta a pesce! Ma qui l’aspetto più sorprendente risiede (tralasciando il gelo incredibile nonostante il caldo africano che c’era fuori) nella sterminata collezione di ex voto che ricopre le pareti del deambulatorio e delle scale. Sono oltre 25.000. Ne ho visti così tanti soltanto nel Santuario della Consolata e in quello di Oropa. Ma cosa significa ex voto?
Ex voto suscepto significa per voto fatto. Si tratta di un dono che il fedele fa eseguire, o realizza esso stesso, in seguito a una grazia ricevuta. Spesso si tratta di piccoli quadretti dipinti con uno stile naif da pittori o artigiani non noti, ma specializzati in questo tipo di manufatti in cui non conta il livello artistico, ma la motivazione che sta alla base. A volte però si trovano anche firme di importanti artisti. Alcuni ex voto sono dei ricami di fiori colorati che incorniciano cuori ardenti, mentre altri sono eseguiti in metallo e raffigurano le parti del corpo risanate (braccia, gambe, occhi). Altri sono realizzati con tecniche particolari: intaglio, découpage… tante sono le fotografie delle persone graziate.
In seguito al miracolo di Pianezza, molti fedeli si affidarono all’intercessione di San Pancrazio, noto soprattutto per la liberazione degli ossessi, e gli ex voto che oggi vediamo sono la testimonianza di guarigioni da malattie, di salvezze da incidenti, di nascite desiderate… molti ex voto fanno riferimento alle guerre mondiali e ci parlano di soldati che tornano a casa sani e salvi o che guariscono dalle ferite di guerra.
La cripta in sé è abbastanza spoglia. Vi si trova un altare dedicato a San Pancrazio, sotto il quale è posizionata la statua del santo fanciullo vestito da centurione romano. Il santuario ne conserva due reliquie: un osso dell’avambraccio e una falange. Entrambe dovrebbero essere state portate a Pianezza durante il XVII secolo, ma sulla seconda non si ha la certezza. Nella cripta ricordo anche la presenza di un grande contenitore cilindrico trasparente che scoppiava di fotografie e fototessere e di una piantana appendiabiti strapiena di fiocchi rosa e azzurri per la nascita di bambini. Sono rimasta stupefatta dal grande numero di storie e volti che questo luogo racchiude.
Io sono venuta fino al santuario per un interesse soprattutto storico, ma è impossibile non essere colpiti e commossi dalla sincera venerazione che ancora oggi le persone manifestano nei confronti di luoghi come questo.
Vi consiglio allora di farvi un giro a Pianezza e di andare a sbirciare nel santuario di San Pancrazio.
Alla prossima gita!
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