Giaveno e I Promessi Sposi
Si dice che I Promessi Sposi sia il più famoso romanzo italiano. Tuttavia, il mio primo ricordo riguardante la storia di Renzo e Lucia non è collegato al libro, ma alla parodia televisiva del Trio Solenghi-Marchesini-Lopez. Capirete bene quanto fosse leggermente fuorviante l’idea che mi feci del capolavoro del Manzoni. La situazione non cambiò con la scuola. Al liceo, mentre la maggior parte dei miei coetanei leggeva della pavidità di Don Abbondio e della conversione dell’Innominato, io mi barcamenavo tra Aci Trezza e carichi perduti di lupini. Il mio professore di italiano volle dedicarsi infatti allo studio de I Malavoglia di Verga. Il Manzoni, secondo lui, era sopravvalutato. E non importa se alla fine il romanzo lo hai letto: ciò che assimili da piccola si incide per l’eternità nel cervello. Così, per me la monaca di Monza è rimasta una donna baffuta, Don Rodrigo il fidanzato di Bella Figueira e via dicendo.
Saranno state le risate fatte grazie al Trio, fatto sta I Promessi Sposi hanno preso un posto nel mio cuore. Per questo motivo non ho potuto fare a meno di recarmi a Giaveno (con Principe Consorte al seguito). Cosa c’entra Giaveno? Vi svelo subito l’arcano.
Due passi a Giaveno
Un grazioso paesino della Val Sangone
Giaveno si trova nella Val Sangone, poco lontano dai laghi di Avigliana. Una curiosa leggenda narra che il toponimo si riferirebbe alle parole pronunciate nientemeno che da Annibale durante il suo passaggio in queste zone, nel 218 a.C.: “Iam veni – Sono arrivato”. In realtà, il nome sarebbe riconducibile alla famiglia dei Gavii, che qui possedeva una tenuta agricola. Le origini del paese sono senza dubbio antiche, forse risalenti all’epoca romana. Ma i primi documenti in cui Giaveno viene citato risalgono al Medioevo.
Ho trovato il centro storico grazioso e curato. In alcune viuzze sono state appese file di ombrelli colorati che, oltre a creare uno scenario caratteristico, riparano dalla calura estiva. Io e il PC abbiamo fatto una bella passeggiata, arrivando fino alla villa comunale, dove si trova la fontana con il simbolo di Giaveno: il Mascherone. Realizzato nel 1622, ornava il parco dell’antica cittadella abbaziale fatta rimodernare dal cardinale Maurizio di Savoia.
Sulle tracce di Francesco Gonin
Sui palazzi del centro le pitture murali tratte da I Promessi Sposi
Ma il vero motivo della mia svolazzata giavenese risiede nelle facciate di alcuni palazzi, che nel 2017 sono state decorate da pitture murali raffiguranti i personaggi e alcuni episodi principali de I Promessi Sposi. I soggetti non sono inventati, ma replicano fedelmente le illustrazioni realizzate dal pittore torinese Francesco Gonin per l’edizione de I Promessi Sposi, detta “Quarantana” e pubblicata a fascicoli tra 1840 e 1842. Manzoni pubblicò a sue spese questa edizione, facendone stampare 10.000 copie, che in buona parte non riuscì a vendere perché troppo costose. Stufo di tenersele sul groppone, le donò agli studenti delle scuole milanesi. Gonin eseguì le illustrazioni, usando la tecnica xilografica (incisione su legno) e seguendo tutte le indicazioni dello scrittore, che alla fine disse che il miglior commentatore del romanzo fu proprio il pittore. Gonin ebbe modo di entrare in contatto col Manzoni tramite Massimo d’Azeglio, che dello scrittore era il genero e del pittore collega e amico.
Le pitture murali di Giaveno ornano i palazzi del centro storico e sono opera di artisti e artigiani professionisti incaricati dall’Associazione P.I.C.S.-Proprietari Immobili Centro Storico, ideatrice del progetto “Omaggio a Gonin”. Gli obiettivi del progetto sono due: ricordare un grande e prolifico artista (troviamo opere di Gonin nelle residenze sabaude, nei palazzi e nelle chiese di Torino. Sue sono le decorazioni della sala d’aspetto di prima classe per la famiglia reale nella stazione di Porta Nuova, la famosa Sala Gonin purtroppo sempre chiusa al pubblico) e rendere più attrattivo il paese. Per me gli obiettivi sono stati centrati in pieno! I dipinti tratti dalle illustrazioni di Gonin sono un motivo in più per venire a riscoprire Giaveno. Qui ho pubblicato solo tre immagini, ma i dipinti sono quindici e non voglio togliervi il piacere di andare a scoprire di persona gli altri!
Francesco Gonin e Giaveno
La casa e la tomba del pittore
Francesco Gonin trascorse gli ultimi anni della sua vita a Giaveno. Abitò a Villa Marsili, un palazzetto di proprietà della seconda moglie, Angela Marsili. Un’epigrafe sulla facciata laterale dell’edificio ricorda che il pittore visse qui dal 1877 fino alla morte, avvenuta il 14 settembre 1889 per un malore improvviso. Lasciò la moglie e due figli: Guido, anche lui artista come il padre, e Augusto, scrittore. L’abitazione non si trova proprio a Giaveno, ma nella frazione Buffa, lungo la strada per Coazze, e oggi è diventata un B&B.
Gonin fu sepolto nel cimitero di San Sebastiano, lungo l’attuale via San Sebastiano, dietro la piccola cappella omonima. Questo cimitero è stato soppresso e al suo posto c’è un campo in cui attualmente si stanno svolgendo dei lavori. Anche la tomba del pittore è stata smantellata. Ma allora dove si trovano oggi le spoglie del Gonin? Dato che, guarda caso!, eravamo proprio nelle vicinanze, ho pensato di andare a buttare un’occhiata nell’attuale cimitero di Giaveno, che sorge al fondo di via San Sebastiano. Con grande entusiasmo e nonostante i 40 gradi di mezzodì, il PC ha messo in moto il cocchio e mi ha scaricata davanti all’ingresso del camposanto.
Il cimitero di Giaveno è piccino e non conserva grandi opere scultoree né mausolei eclatanti. Sotto il porticato d’ingresso si trova una grande epigrafe, fatta recentemente, su cui è riportato l’epitaffio inciso sulla vecchia tomba del pittore. Una tomba nuova dedicata non c’è (io non l’ho trovata), quindi suppongo che i resti del Gonin siano finiti in un ossario comune del cimitero giavenese. Alcuni dicono che siano invece nel Cimitero Monumentale di Torino, ma io non sono mai incappata all’interno dei settori storici in una tomba Gonin. Se qualcuno ne sa di più, non esiti a contattarmi! Per ora io mi attesto sulla teoria dell’ossario comune.
Prima di ritornare a Torino, abbiamo fatto un’ultima puntata nel centro di Giaveno, per deliziarci il palato con tajarin al ragù e gnocchetti al pesto presso il Pastificio Tajarin di via Umberto I. Cultura e cucina, un binomio sempre vincente!
Più info sul progetto dell’Associazione P.IC.S. nel sito Gonin Giaveno
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