Sapevate che la famosa pittrice Élisabeth Vigée Le Brun (Parigi, 16 aprile 1755 – Louveciennes, 30 marzo 1842) venne a Torino per ben due volte? Élisabeth fu nientemeno che la ritrattista della regina Maria Antonietta di Francia. Suo, tra gli altri, è il notissimo ritratto del 1783 di Maria Antonietta con la rosa, conservato a Versailles. Élisabeth compì un lungo viaggio in Italia, come le donne di cui vi ho raccontato nell’articolo Le viaggiatrici del Grand Tour a Torino. Si trovò a fare il Grand Tour suo malgrado, perché fu costretta a fuggire dalla Francia a causa della rivoluzione, in quanto persona legata alla famiglia reale. Mi emoziona molto sapere che nella mia città si è mossa un’artista così importante. In questo articolo cercherò in breve di condividere con voi le tappe dei suoi soggiorni torinesi, che la pittrice descrisse nel secondo volume dei Souvenirs, pubblicati tra 1835 e 1837.
1789: il primo soggiorno di Élisabeth Vigée Le Brun a Torino.
Élisabeth fuggì da Parigi con la figlia Julie e la balia nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 1789, quando la reggia di Versailles fu assaltata dal popolo e la famiglia reale fu portata nella capitale. Da Parigi il gruppo di donne si diresse a Lione, poi a Chambéry. Da lì, attraversato con il maltempo il Moncenisio, giunse stremato a Torino, dove trovò sistemazione in un pessimo albergo.
Appena riuscì, la pittrice contattò l’incisore e professore Carlo Antonio Porporati (Volvera, 18 novembre 1741 – Torino, 17 giugno 1816), che aveva conosciuto a Parigi. Questi la invitò subito a trasferirsi a casa sua e si offerse come guida per farle scoprire la città.
“La città è molto bella; tutte le vie sono perfettamente allineate e le case costruite in modo regolare. È dominata da una montagna chiamata Superga, luogo di sepoltura destinato ai re di Sardegna.”
Alla scoperta delle bellezze di Torino.
In quel tempo Torino accoglieva i nobili in fuga dalla Francia. Élisabeth non voleva entrare in contatto con loro, quindi restò molto defilata dagli eventi sociali. Visitò la collezione reale di dipinti, interessandosi molto alla sezione dei pittori olandesi e fiamminghi. Restò colpita dalle opere di Antoon van Dyck, ma soprattutto da La donna idropica dipinta nel 1663 da Gerard Dou (oggi purtroppo al Louvre dopo le spoliazioni napoleoniche).
Dopo essersi trattenuta per circa una settimana in città, la pittrice e le sue compagne partirono alla volta di Parma. Dopo aver viaggiato per tutta l’Italia, da Modena a Bologna, da Firenze a Roma fino a Napoli, si fermarono di nuovo a Torino nel 1792.
1792: il secondo soggiorno di Élisabeth Vigée Le Brun a Torino.
La pittrice tornò a Torino con una missione: consegnare delle lettere alla regina di Sardegna, nonché sorella di Luigi XVI, Maria Clotilde di Borbone-Francia. Le missive provenivano dalle zie della regina e del re di Francia, Madame Adélaïde e Madame Victorie, rifugiatesi a Roma. Lì Élisabeth ebbe occasione di ritrarle. A Torino, inoltre, l’artista incontrò Maria Giuseppina di Savoia, moglie del conte di Provenza (il futuro Luigi XVIII. Se volete saperne di più su di lei, guardate il video dedicato sul mio canale YouTube). Quest’ultima organizzò per lei delle uscite nei dintorni della città. Élisabeth descrisse in particolare la gita ad “una certosa sulle montagne”, senza specificare quale (il santuario di Oropa? La certosa di Collegno?). A pranzo le furono servite le rane fritte, che le fecero ribrezzo!
Durante la seconda permanenza torinese Élisabeth, che odiava stare in città, alloggiò prima in una casa di campagna di proprietà del Porporati, non lontano da Torino. Poi affittò una vigna sulla collina di Moncalieri, dove riprese a dipingere. Eseguì una Bagnante, usando come modella la figlia dodicenne Julie (il dipinto fu acquistato dal principe russo Nikolaj Borisovič Jusupov e oggi è di proprietà privata) e il Ritratto di Margherita Porporati, la figlia ventenne del caro amico che si prese cura di lei. Quest’ultimo dipinto oggi possiamo ammirarlo alla Galleria Sabauda, presso i Musei Reali.
La tomba di Élisabeth Vigée Le Brun a Louveciennes.
Dopo la seconda permanenza torinese la pittrice di Maria Antonietta partì per Milano e girò ancora in lungo e in largo per l’Europa. Rientrò in Francia soltanto nel 1809, quando Napoleone la cancellò dalla lista degli émigrés. Visse ancora per molto tempo e morì a 86 anni il 30 marzo 1842. Inizialmente fu sepolta nel vecchio cimitero parrocchiale di Louveciennes, un paese dove soggiornava in estate, a due passi da Parigi. Nel 1880 la tomba e le spoglie furono traslate nel nuovo cimitero degli Archi.
La tomba di Élisabeth Vigée Le Brun è una sobria stele in marmo bianco sormontata da una piccola croce e decorata da un medaglione ormai illeggibile. In origine, vi erano raffigurati al suo interno una tavolozza e dei pennelli posti su una base e illuminati da un sole splendente, il tutto circondato da una corona d’alloro. Questa immagine simbolica, testimonianza della profonda passione per la pittura da parte dell’artista, risaliva al periodo trascorso a San Pietroburgo (1795-1801). Nella città russa, infatti, venne istituito a suo nome un premio annuale per uno studente meritevole dell’Accademia, consistente in una medaglia d’oro incisa proprio con questo soggetto.
L’epitaffio sulla stele recita:
“Ici, enfin je repose! Louise-Élisabeth-Vigée-Lebrun décédée le 30 mars 1842. De profundis.”
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