“Voi sapete bene quanto io ami questa città… Torino è cinematograficamente perfetta e architettonicamente stupenda. Quando penso a un film lo penso a Torino. E’ la città dove i miei incubi stanno meglio.” Dario Argento
E alcuni incubi di Dario Argento sono anche diventati miei. Andavo ancora alle elementari quando vidi per la prima volta Profondo Rosso (film del 1975)… ancora oggi non ho nessuna difficoltà a farmi apparire davanti l’occhio bistrato e spalancato dell’assassino che mi fissa. E’ ben piantata nel mio cervello la colonna sonora dei Goblin: ogni volta che la sento i miei muscoli si irrigidiscono e mi guardo intorno, come se ci fosse qualcuno pronto ad accoltellarmi. E che dire di Villa Scott, uno dei capolavori del Liberty torinese progettato nel 1902 da Pietro Fenoglio, ormai famosa per essere la “villa del bambino urlante”? Quando passo in Corso Giovanni Lanza non posso non cercarla con lo sguardo (e non credo di essere la sola torinese a farlo), chiedendomi come possa un film essere così potente da influenzare la percezione della gente.
Dario Argento ha affermato che Torino è la sua “città d’adozione”. In effetti ci ha trascorso parecchio tempo, dato che a Torino ha girato ben sette pellicole (Il Gatto a Nove Code, Quattro Mosche di Velluto Grigio, Profondo Rosso, Non Ho Sonno, Ti Piace Hitchcock?, La Terza Madre, Giallo), che hanno contribuito ad aumentare la fama di città oscura e misteriosa che le aleggia intorno. Come molti altri, anche Argento è rimasto stregato dal fascino altero e ombroso di Torino, città che ti accoglie, ma che non si svela mai del tutto. “Ci fu un certo viaggio che feci a Torino quando ero adolescente (…). Era d’inverno, pioveva, ed era una città tutta lucida, un’immagine forse quasi convenzionale: con queste luci gialle, queste piazze importanti, questi monumenti, le case art decò, le ville… tutta una serie di cose che mi affascinarono moltissimo. Non so perché mi fecero venire dei pensieri strani, morbosi, anche un po’ inquietanti, su questa città.”
Ma cosa c’entra Dario Argento con il Cimitero Monumentale di Torino? Ebbene, poteva il regista lasciarsi sfuggire l’occasione di girare qualche scena tra le mura di uno dei luoghi in città più ricco di suggestioni? Ovviamente no. Due sono i film del regista ambientati anche al Monumentale: Il Gatto a Nove Code (1971) e Non Ho Sonno (2001). In Profondo Rosso è presente un camposanto, ma non si tratta del Monumentale di Torino, bensì del Cimitero Civico di Perugia.
Ne Il Gatto a Nove Code i due protagonisti, l’enigmista cieco Franco Arnò (Karl Malden) e il bel giornalista Carlo Giordani (James Franciscus), indagano su un assassinio avvenuto all’interno di un centro di ricerche genetiche. Gli indizi li conducono al Cimitero Monumentale, sulle tracce di una tomba… entrano di notte: “Ma proprio di notte dovevamo venirci?”, si chiede giustamente Giordani e Arnò gli risponde altrettanto giustamente: “Hai mai sentito di un violatore di tombe che lavora di giorno?”.
I due sono penetrati nel cimitero dalla zona del Campo Primitivo Ovest, scavalcando il muro di cinta e sbucando davanti all’antico monumento funebre in ricordo dei 26 operai morti nel 1852 nel famoso scoppio della polveriera di Borgo Dora… tra le decorazioni del monumento c’è anche una bella civetta! Il resto della scena (che dura 10 minuti abbondanti) si svolge sempre nel Campo Primitivo, tra edicole e tombe di famiglia, nel più totale “silenzio sepolcrale” (Arnò), almeno fino a quando… ma non vi dico di più a riguardo, altrimenti chi non ha visto il film si rovina la sorpresa!
In Non Ho Sonno il protagonista, l’ex-commissario Ulisse Moretti (Max von Sydow), indaga su una serie di sadici omicidi simili ad alcuni di cui si era occupato prima di andare in pensione. La parte al Monumentale (girata di giorno) è breve, 4 minuti circa, ma si vedono parecchie cosucce. Si parte dalla zona dell’emiciclo della I ampliazione, dove sono riuniti Moretti, il commissario Manni (Paolo Maria Scalandro) e Laura De Fabritiis (Rossella Falk) per assistere al disseppellimento della bara del figlio di quest’ultima. Moretti e Manni discutono camminando in prossimità del porticato nord. Si passa poi al centro del Campo Primitivo, esattamente dove si trova l’accesso all’ossario generale, che per l’occasione si trasforma nell’ingresso della camera mortuaria dove viene portata la bara per l’ispezione. Vengono inquadrate diverse sculture del Campo Primitivo, tra cui riconosco il contadino con la falce del monumento Grosso, eseguito dallo scultore Francesco Sassi, e la figura femminile distesa a terra del monumento Torazza-Gay, opera di Alberto Giacomasso.
Sono davvero lieta che anche il Cimitero Monumentale di Torino sia rientrato tra gli scenari utilizzati dal regista soprannominato Hitchcock italiano!
Pensate che nel 2010 è nato anche un tour dedicato ai luoghi “argentiani” in Torino: il Dario Argento Tour Locations, ideato da Stefano Oggiano e Davide Della Nina. Per saperne di più continuate a seguire il blog, ne parleremo nel prossimo post! Per essere sicuri di non perdervelo, iscrivetevi alla mailing list della civetta o seguite la pagina Facebook!
L’immagine di Profondo Rosso che apre il post è tratta dal sito: www.aiacetorino.it Immagini © PagniMauri. Testi © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
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