Quando lavoravo come guida nella Cripta Reale della Basilica di Superga, restavo molto stupita dai commenti di vari visitatori che la definivano “tetra”. Restavano colpiti non tanto dalle tombe, assai numerose, ma soprattutto dal piccolo esercito di teschietti coronati e alati che incombono con il loro ghigno sdentato dalle pareti che custodiscono il sonno eterno dei Savoia.
La cripta di Superga, con tutti i suoi marmi variopinti e le dorature, è quasi gioiosa se la si confronta con la cupa austerità della cripta degli Asburgo a Vienna o con quella degli Hohenzollern a Berlino. Proprio quest’ultima ho visitato a luglio.
La “Hohenzollerngruft” si trova nei sotterranei del Duomo di Berlino e ospita le spoglie di circa un centinaio di membri della dinastia tedesca. È molto più vasta della cripta di Superga e non presenta alcun tipo di decorazione: le pareti sono semplicemente intonacate di bianco e le volte, anch’esse bianche, sono sostenute da possenti colonne. La grande differenza tra i due luoghi di sepoltura risiede nel fatto che a Superga le tombe sono per lo più loculi dislocati lungo le mura della cripta (ad eccezione del Sarcofago del Re che troneggia al centro dell’ambiente principale). A Berlino, invece, di tombe vere e proprie non ce ne sono, perché i catafalchi sono tutti posizionati a bella vista, uno di fianco all’altro in macabra successione, a occupare tutta la superficie calpestabile della cripta.
Bare dai colori molto scuri e di ogni misura e grandezza, molte delle quali recano appoggiati sopra il coperchio un cuscino sormontato da una corona. Lo spettacolo era davvero impressionante e potete constatarlo anche voi osservando le immagini che vi ho allegato.
A causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale molte bare sono andate distrutte e la cripta, come l’intero Duomo del resto, è rimasta notevolmente danneggiata. Dopo un lungo restauro è stata riaperta al pubblico nel 1999.
I sarcofaghi non si trovano soltanto nella cripta, ma i più importanti sono stati posizionati all’interno del Duomo. Tra questi, i più fastosi sono quelli tutti rivestiti d’oro di Federico I (1657-1715) e della seconda moglie Sofia Carlotta (1668-1705), realizzati da Andreas Schlüter.
In conclusione? Il Cavalier Servente si è dileguato nel tempo record di cinque minuti e io sono uscita dalla cripta rimpiangendo gli allegri teschietti alati di Superga, che, beninteso, io ho sempre trovato A-DO-RA-BI-LI!