Lo sognavo da tanto tempo e finalmente ci sono stata. Dove? In “uno dei più famosi luoghi di sepoltura d’Inghilterra” (W. Justyne, 1865): il Cimitero di Highgate, a Londra. Se ne sta tranquillo in cima a una collina nella zona nord della città, parecchio lontano dal trambusto del centro. Per arrivarci, io e il Cavalier Servente abbiamo preso la linea nera (beh, mica poteva essere rosa…) della metro in direzione High Barnet e siamo scesi alla fermata Archway. Riemersi dalle viscere londinesi, abbiamo fatto una scarpinata in salita lungo Highgate Hill e, attraversato il Waterlow Park, siamo arrivati al monumentale ingresso del tanto agognato camposanto (agognato dalla civetta, un po’ meno dal Cavalier Servente, che però poi è stato premiato per la pazienza con la foto davanti allo stadio dell’Arsenal). Lì davanti abbiamo aspettato l’inizio della visita guidata. Highgate si divide in due parti: quella est è visitabile liberamente, mentre la parte ovest, più antica, è accessibile solo con la guida.
Alle ore 14 di martedì 5 aprile 2016 la civetta varcava il cancello ed entrava nello spazio più vagheggiato in assoluto da ogni nerd cimiteriale che si rispetti.
Il Cimitero di Highgate, progettato dall’architetto Stephen Geary, fu intitolato a St James e consacrato il 20 maggio 1839. Geary fu anche il fondatore della London Cemetery Co., una società privata istituita nel 1836 per costruire i nuovi cimiteri cittadini. La presenza di ampie aree appositamente destinate ai defunti era diventata indispensabile in una Londra che lievitava a vista d’occhio: per motivi di spazio e di igiene non era più possibile continuare a seppellire nelle chiese e nei terreni limitrofi. Highgate diventò subito il luogo di sepoltura privilegiato dall’alta società dell’epoca, sia per la sua pittoresca posizione che per la sua organizzazione (era un cimitero privato, esclusivo, dove era garantita sorveglianza armata giorno e notte).
Con la diminuzione dell’interesse nei confronti del possesso di tombe importanti, iniziò il declino. Fallita la London Cemetery Co., negli anni ’60 del Novecento il cimitero fu abbandonato e il degrado ebbe la meglio. Per fortuna, dal 1975 i Friends of Highgate si occupano di conservare e valorizzare questo luogo, senza dubbio il migliore a Londra in cui si può respirare quella tenebrosa atmosfera vittoriana che emana da molti romanzi ottocenteschi e che tanto affascina noi nuovi romantici.
La visita guidata dura un’ora soltanto. All’inizio, presa dall’ansia, ho cercato di incamerare così tante immagini e sensazioni che a un certo punto mi sono sentita disorientata. Passato questo picco, mi sono resa conto che questo posto non potrà mai essere completamente mio (purtroppo!) e quindi ho iniziato a godermi davvero il momento. Ho passeggiato per i vialetti immersi nella natura e fiancheggiati da file e file di croci, obelischi, sarcofaghi… circondata da migliaia di lapidi storte e ricoperte dall’edera, con iscrizioni ormai impossibili da decifrare, osservavo ora la statua di un angelo ora il rilievo di una torcia rovesciata e sentivo in sottofondo la musica composta dal vento che si insinuava tra le foglie di alberi altissimi… È stato allora che ho percepito la presenza delle fate, o, se preferite, del genius loci, lo spirito guardiano del luogo. E sono stata felice, nel profondo. Davvero.
Romanticherie a parte, quali sono stati i punti salienti della visita? Eccoli qua:
Le Catacombe. Situate nel punto più alto di Highgate, consistono in un corridoio coperto e lungo 75 metri in cui si trovano più di 800 loculi. Molti di questi sono chiusi da una lapide di marmo con al centro un’apertura oltre la quale è possibile vedere il feretro che è posto all’interno del loculo (e non vi sto a raccontare la reazione del Cavalier Servente…). Qui non si possono fare foto.
Il Cimitero di Highgate… del tutto diverso dal Monumentale di Torino e in generale dai cimiteri italiani. Piccolo in fin dei conti, ma traboccante di emozioni, storie, angoli misteriosi, bellezze naturali… il luogo dove ho visto le fate.
Testi e immagini © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
Approfondimenti
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