“Agata, la mia nutrice, mi ha detto che il Vampiro è un fantasma che esce dal sepolcro nel punto della mezzanotte, per succhiare il sangue delle ragazze.”
Angelo Brofferio, Il Vampiro, atto 1, scena 1.
Il 16 luglio 1827 il sipario del Teatro Carignano si alzava davanti al pubblico torinese. La Compagnia Reale Sarda metteva in scena per la prima volta una commedia in cinque atti del giovane Angelo Brofferio (Castelnuovo Calcea, 6 dicembre 1802 – Minusio, 25 maggio 1866), intitolata Il Vampiro. Carlotta Marchionni, la prima attrice (sepolta al Cimitero Monumentale), impersonava il personaggio di Amalia.
Angelo Brofferio e il teatro.
Angelo Brofferio fu un personaggio poliedrico: avvocato, politico, giornalista, scrittore, poeta. Aveva fin da giovanissimo la passione per il teatro e fu anche drammaturgo. Le sue tragedie e commedie furono rappresentate con successo, ma c’è da dire che non lasciarono particolarmente il segno. Lui stesso scrisse:
“Nulla avvi in esse da far procedere neppur d’un passo l’arte drammatica… Le mie commedie, o lettore, hai a riguardarle come uno scherzo, e nulla più… Se tu dirai che queste commedie ti paiono cattive, rammentati che io l’ho detto prima di te”.
Più autocritico di così si muore!
Come sapete, io sono un’amante di curiosità funerarie e dark e, in merito, nella produzione di Brofferio mi sono imbattuta in titoli interessanti, di ispirazione romantica, come La foresta dei fantasmi e Il castello di Keniwolrth. Suo è anche il saggio Per lo spiritismo, tematica molto viva nella Torino del XIX secolo. Tra i testi di questo autore Il Vampiro è quello che mi ha incuriosita di più. Fu scritto sull’onda della moda dell’epoca, nata dalla pubblicazione nel 1819 de Il Vampiro di John William Polidori.
1816: Il Vampiro di Polidori.
Il racconto di Polidori vide la luce nel 1816 durante la famosa notte buia e tempestosa di villa Diodati, la stessa in cui Mary Shelley ideò Frankenstein. Il vampiro emerso dalle tenebre di quella nottata fu Lord Ruthven,
“un aristocratico che attirava l’attenzione più per la stravaganza dei modi che per la nobiltà dei natali… Il suo volto era mortalmente pallido e non si tingeva mai di colore più vivo, né per rossore di modestia, né per vampa di passione…”
Questo personaggio affascinante, ma terribile, ispirò una fitta schiera di emuli. Dopo la pubblicazione del racconto, moltissimi furono i libri e le pièce teatrali che ebbero per soggetto il mostro succhiasangue, tra cui anche il Dracula di Bram Stocker.
1827: Il Vampiro di Brofferio.
Il testo teatrale di Brofferio si distingue un po’ dalla massa. L’azione si svolge in un castello della Vestfalia. La figlia maggiore del barone Vansfield, Amalia, suscita preoccupazione: è dimagrita, smunta, apatica. La sorella Enrichetta, la zia Eleonora e il servitore Tommaso sono sicuri che la fanciulla sia vittima di un vampiro. Ma non di uno qualunque! Il redivivo sarebbe Riccardo Stanvell, l’ex segretario del barone che tutti credono morto. Costui, amato da Amalia, è stato allontanato dal barone perché l’unione tra una nobile e un borghese è inconcepibile. Amalia è destinata al conte di Clermont, con il quale dovrà perpetuare il sangue blu della dinastia.
Si scoprirà che Amalia non è affatto vampirizzata, ma langue per amore perché crede morto Riccardo, con cui si è sposata in segreto. Riccardo, ancora vivo, ritorna al castello per sfidare a duello lo spregiudicato conte di Clermont, il quale vuole sposare Amalia solo perché è ricca. Tutto è bene quel che finisce bene: il matrimonio combinato va a monte e il barone comprende il valore del giovane, che può finalmente riunirsi alla sua amata sposa.
Il Vampiro è quindi una commedia degli equivoci, una parodia in cui la figura del vampiro non è che un espediente usato per ridicolizzare la nobiltà e le sue tradizioni obsolete.
Vi auguro un paurosissimo Halloween e vi ricordo che Angelo Brofferio è sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Torino!
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