Sul finire degli anni ’10 del Novecento, una bambina dai folti capelli neri sta giocando nella sua stanzetta. E’ impegnata a disporre sopra un tavolo una gran quantità di oggetti che ha trovato in soffitta e durante le esplorazioni all’aria aperta. Qualcuno li ha buttati o dimenticati. La bambina li ha raccolti con cura: le servono per un nuovo passatempo che si è inventata. I tesori vengono affiancati in bella mostra sul tavolo e la bambina li osserva con il suo sguardo attento e deciso. Ogni dettaglio è perfetto. Ora la piccola può correre a prendere le sue bambole, per mostrare loro la splendida collezione e spiegare che cos’è e a cosa serve ciascun pezzo. Questo passatempo è il “gioco dell’esposizione” e la bambina che lo ha ideato, Maria Adriana Prolo, da grande diventerà un’importante collezionista e fonderà il Museo Nazionale del Cinema di Torino. Qui, ogni anno, migliaia di visitatori si mettono in coda per ammirare le meraviglie riunite nel corso della vita da questa “archeologa in missione nel mondo della celluloide”, una definizione dello scrittore Gian Luca Favetto che calza a pennello a questa donna vulcanica.
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Maria Adriana Prolo
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