Nel 2012 è uscito nei cinema il film francese Tutti pazzi per Rose. Ambientato nel 1958, racconta le vicende di Rose Pamphyle, una graziosa ragazza con ambizioni da segretaria e con il talento innato di saper battere sulla macchina da scrivere ad una velocità tale da farla diventare campionessa nazionale di dattilografia. Rose è un personaggio di fantasia, ma il contesto delle sfide di battitura è del tutto realistico. Queste gare iniziarono ad essere organizzate negli ultimi decenni dell’Ottocento in America, dal 1900 anche in Italia, e avevano tutti i crismi delle competizioni sportive più tradizionali. Dato che il lavoro di segreteria era solitamente affibbiato al genere femminile, le concorrenti erano soprattutto donne. Gli uomini non mancavano ma, forse intontiti dai troppi estrogeni che li circondavano, venivano stracciati senza pietà dalle loro colleghe in gonnella e cappellino.
Torino ha avuto la sua Rose. Si chiamava Piera Bollito, classe 1905. Era in grado di far volare le sue dita sulla tastiera alla velocità di ben 600 battute al minuto. Il suo nome iniziò a comparire sui giornali negli anni ’30 grazie ad un’originale iniziativa organizzata dalla Metro Goldwyn Meyer per promuovere il film Gelosia del 1936. Protagonista del film, la star Clark Gable nei panni di un marito che viene accusato dalla consorte di tradimento con la segretaria. La casa di produzione cinematografica americana decise di chiamare a raccolta nei cinema d’Italia che avrebbero proiettato Gelosia le segretarie, o aspiranti tali, per sottoporle ad una gara che decretasse le migliori dattilografe del paese. A Torino la competizione si svolse il 3 ottobre 1936 presso il cinema Ambrosio. Si richiedeva di ricopiare in sei minuti la prefazione scritta da Mussolini al libro del maresciallo Emilio De Bono sulla guerra d’Etiopia. Piera Bollito, la “testina bionda che filava come un fulmine”, come la descrisse un cronista, vi partecipò e arrivò prima su ben 135 partecipanti. Il premio fu una macchina da scrivere portatile Olivetti nuova fiammante, molto utile per il lavoro nella copisteria di via San Pio V che qualche anno più tardi Piera comprò con la sorella Pina, anche lei abilissima nel battere a macchina.
Usando l’Olivetti Lexicon 80 e gareggiando per la S.I.S.T. di Torino (l’accademia di formazione delle segretarie), Piera Bollito diventò campionessa italiana di dattilografia sbaragliando le avversarie alle competizioni svoltesi a Padova nel 1940 e nel 1941, dove la sorella Pina si classificò seconda. Dopo la parentesi della guerra, nel 1949 Piera trionfò a Viareggio. Nel 1950 vinse anche il concorso nazionale francese svoltosi ad Algeri e alle prime Olimpiadi Internazionali di Stenografia e Dattilografia, che si tennero presso la Villa Reale di Monza dal 14 al 17 aprile, arrivò prima su oltre 200 partecipanti alla gara internazionale di velocità e a quella italiana a squadre. Onnipresente era Pina, tanto che le due sorelle furono soprannominate le “Coppi e Bartali della dattilografia”. La gara individuale nazionale fu invece vinta dalla romana Jole Mariotti, che diede sempre del filo da torcere alla nostra Piera, la quale comunque anche negli anni successivi continuò a mietere successi grazie alle sue frenetiche dita e in seguito diventò la madrina delle campionesse dattilografiche più giovani della S.I.S.T.
Le sorelle Bollito morirono Pina nel novembre 1985 e Piera nel gennaio 1994. Nel necrologio di quest’ultima su La Stampa compare questa frase: “Ti ringraziano i laureati che hanno presentato tesi dattilograficamente ed esteticamente perfette grazie alla tua professionalità”. Entrambe sono sepolte nella tomba di famiglia nel Campo Primitivo del Cimitero Monumentale. Una moderna e sobria tomba a edicola, che passa inosservata in mezzo alle altre. Al suo interno ci sarebbe lo spazio per posizionare una macchina da scrivere, magari una Olivetti, per rammentare a chi passa le vittorie “sportive” di Piera e Pina Bollito.
(L’immagine di apertura del post è tratta dal film Tutti pazzi per Rose)