Assodato il fatto che già nei primi anni del 1800 i cimiteri di San Lazzaro e San Pietro in Vincoli risultavano troppo vicini all’abitato e insufficienti per accogliere l’aumentato numero di defunti, il Comune stabilì nel 1827 la costruzione del nuovo Cimitero Generale. Fu scelta la zona detta “delle Mezze Lune”, oltre la Dora, dove un tempo si trovava il Regio Parco che circondava il Palazzo del Viboccone. Perché mai si optò per questo luogo e che fine avevano fatto la reggia e il parco famosi per la loro magnificenza di concezione e fantasia?
Per capirlo dobbiamo immaginare di salire sulla DeLorean (magari esistesse!), impostare il calendario temporale sull’anno 1568 e schizzare indietro nel tempo. Arriveremmo in una Torino che da appena qualche anno è diventata capitale del Ducato Sabaudo e probabilmente potremmo imbatterci in “Testa di Ferro” – il duca Emanuele Filiberto di Savoia – mentre sta discutendo con i suoi collaboratori i progetti riguardanti i miglioramenti della città e dei dintorni, che verranno poi portati a compimento tra 1600 e 1700.
Sappiamo che nel 1568 il Duca comprò 32 ettari di boschi compresi tra i fiumi Dora, Po e Stura, nella zona di Vicus Becconis (da Becco, forse l’antico proprietario dei terreni già citato in documenti del XIII secolo). Ordinò qui l’edificazione di un parco con palazzo, detto poi Viboccone, che ebbe inizio in quegli anni sotto la direzione dell’architetto di corte Ascanio Vitozzi e proseguì con il ducato di Carlo Emanuele I, grazie al quale il territorio si ampliò di 200 ettari.
Il progetto, mai attuato, era di trasformare quell’area già lambita da tre corsi d’acqua addirittura in un’isola, l’Isola Polidora, aprendo un naviglio che mettesse in comunicazione Dora e Stura, staccando così del tutto la zona dall’abitato.
Come avremmo potuto raggiungere il parco (detto “Regio” dal 1713, quando i Savoia ottennero il titolo reale) dalla città? Saremmo usciti a Nord da Torino, che allora era circondata dalle mura. Avremmo attraversato il Ponte delle Benne sulla Dora (che, secondo una testimonianza del 1609, era: “ornato da statue e pitture e in forma d’arco trionfale”) e saremmo sbucati in un boschetto, da cui partivano cinque strade che si inoltravano nella vegetazione. Le prime due strade a sinistra erano dedicate rispettivamente al Senso e alle Arti Liberali; le due a destra invece agli Studi Maggiori e alle Scienze Matematiche. Lo stradone centrale era consacrato alla Teologia e conduceva al palazzo.
“Lo stradone di mezzo si attribuisce alle contemplationi del cielo e misteri divini rivelati salla Sacra Teologia, e però dall’una all’altra parte vi sono tabernacoli e cappelle in luogo di riposo, con statue sacerdotali, stanze di fabrica dedicate alla prudenza, al consiglio, con motti e scritture gratiosissime, greche e latine, che inalzano la mente alla contemplatione divina”
Federico Zuccari, 1606
Le cinque vie erano alberate, ricche di fiori e lungo di esse erano posizionati riposi, nicchie, statue… che dovevano favorire la meditazione e la serenità. In questo immenso parco avremmo potuto trovare anche un serraglio con animali selvatici, grotte, fontane, anfiteatri naturali e artificiali e persino un villaggio tutto in legno. Con la creazione di questa specie di Paradiso Terrestre, Emanuele Filiberto, principe rinascimentale al passo con i tempi, aveva come obiettivo aiutare i suoi cortigiani e il suo popolo a viver bene attraverso la spiegazione dell’etica aristotelica.
Ora però dobbiamo di risalire sulla DeLorean per tornare nel 2013 e vedere cosa è rimasto di tutto ciò.
Il Regio Parco e la Reggia del Viboccone caddero in disuso dopo la morte del duca Carlo Emanuele I, nel 1630. I successori preferirono altre residenze e tutto quanto fu distrutto durante l’assedio del 1706.
L’attuale Corso Regio Parco ricalca lo stradone centrale del parco dedicato alla Teologia e porta alla Manifattura Tabacchi, costruita tra 1758 e 1789 esattamente dove sorgeva il palazzo.
Una fetta del verde di questo enorme parco resta ancora oggi e corrisponde al Parco Pietro Colletta (dove si trova anche la Cascina Airale, preesistente al Viboccone e usata poi come granaio reale).
Un’altra porzione del Regio Parco è poi quella su cui è stato costruito il Monumentale di Torino.
Sinceramente non ho trovato in nessun testo il motivo per cui il terreno del Cimitero fosse detto “delle Mezze Lune”… forse per la forma delle anse della Dora, piuttosto che per la presenza di aree a forma di anfiteatro? Chi conosce la risposta si faccia avanti: da qualche parte, nascosta tra le nebbie del passato, ci dovrà pur essere… perciò se sapete come svelare l’arcano, CONTATTATEMI!