Dopo Degas e Renoir, il soggiorno a Torino è toccato anche a Claude Monet (1840-1926). Sono 40 le opere del padre dell’Impressionismo che hanno lasciato la bella Parigi per mettere le tende alla GAM fino al 31 gennaio 2016. La mostra “Monet – Dalle Collezioni del Musée d’Orsay” apre il 2 ottobre al pubblico e sarà sicuramente un successone, anche perché è dedicata ad uno dei pittori più amati e conosciuti al mondo, per il quale luce e colori erano le ragioni di vita.
Possiamo ammirare opere che mai sono state in Italia, come la mastodontica Colazione sull’Erba (1865-66), accanto a dipinti che ognuno di noi ha visto almeno una volta nei testi di scuola o in qualsiasi manuale d’arte: La Gazza (1868-79), Donna con Parasole (1886)… ma vi assicuro che le immagini dei libri non rendono neanche in minima parte lo splendore effettivo dei quadri. Molto meglio vederli dal vivo (e se ve lo dice una appassionata di cimiteri vi potete fidare)!
La vostra cara civetta non può fare a meno di mettere l’accento sull’aspetto “funerario” di tutta la faccenda… perciò non starò a raccontarvi la rava e la fava sull’intera esposizione. Mi voglio concentrare sul dipinto più in tono con le tematiche portanti di questo blog .
L’opera in questione si trova nella sala dedicata agli anni che Monet trascorse a Vétheuil, un villaggio a circa 70 km da Parigi. L’artista, perseguitato dai creditori, si trasferì in questo piccolo paesino sulla Senna nel 1878 con la moglie, Camille Doncieux, e i due figli. Il periodo non fu positivo per il pittore: Camille era gravemente malata, lui non aveva soldi né per curarla né per mantenere la famiglia e tentò addirittura il suicidio.
Claude conobbe Camille nel 1865. Lui era un baldo venticinquenne con in testa idee che avrebbero rivoluzionato l’arte e io credo che lei, a 18 anni, non abbia avuto nessuna difficoltà ad invaghirsi dell’ affascinante artista senza un soldo in tasca. Nonostante Monet fosse dedito soprattutto alla pittura di paesaggio, realizzò anche vari dipinti di figura e fu proprio Camille la modella prediletta per molti di essi: La Colazione sull’Erba, Meditazione, La Passeggiata… La coppia ebbe il primo figlio, Jean, fuori dal matrimonio, nel 1867, e convolò a nozze nel 1870. Nel 1878 nacque il secondogenito Michel, ma Camille non si riprese più da questo parto. Morì per un tumore all’utero la mattina del 5 settembre 1879, a Vétheuil, qualche ora dopo il matrimonio religioso da lei tanto desiderato. Fu sepolta nel cimitero del paese. La seconda moglie di Monet, Alice Hoschedé, condannò poi la povera Camille alla damnatio memoriae distruggendo tutte le lettere e le immagini fotografiche della rivale (tranne una del 1871 che sfuggì dalle sue grinfie).
Monet scelse di immortalare per l’ultima volta sua moglie nel quadro a olio presente in mostra: Camille sul Letto di Morte. Intuiamo la presenza di Camille sotto il tulle vaporoso che la ricopre e che fa sembrare evanescente la sua figura, come se fosse già un puro spirito. Il volto emaciato è avvolto da una fascia bianca che impedisce alla bocca di aprirsi e sul petto sono stati appoggiati dei fiori. La luce arriva da destra e i riflessi dalle tonalità blu, viola e rosa del tulle sulla donna sono resi con veloci pennellate sovrapposte che restituiscono perfettamente la trasparenza del tessuto che vela l’ultimo ritratto di Camille.
Monet ci descrive come nacque quest’opera: “Un giorno, all’alba, mi sono trovato al capezzale del letto di una persona che mi era molto cara e che tale rimarrà sempre. I miei occhi erano rigidamente fissi sulle tragiche tempie e mi sorpresi a seguire la morte nelle ombre del colorito che essa depone sul volto con sfumature graduali (…). Si era fatto strada in me il desiderio di fissare l’immagine di colei che ci aveva lasciati per sempre. Tuttavia, prima che mi balenasse il pensiero di dipingere i lineamenti a me così cari e familiari, il corpo reagì automaticamente allo choc dei colori”.
Che dire? Lo stesso pittore afferma che anche in un momento così doloroso, l’ossessione per gli effetti della luce e i colori e la voglia di coglierli nella loro fugacità presero il sopravvento.
Camille sul Letto di Morte, a mio modesto parere, è una delle tele più originali e interessanti esposte, sia per le tonalità fredde che la caratterizzano, sia per il soggetto ritratto post mortem.
In conclusione: andate a visitare questa mostra, mi raccomando, e non riducetevi ad aspettare proprio l’ultima settimana, altrimenti la pena da scontare per entrare sarà un’eterna coda.
Testi e immagini © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
Approfondimenti
Se volete vedere la tomba di Camille a Vétheuil pigiate QUI
Se volete vedere la tomba di Monet a Giverny pigiate QUA