È simpatico e allegro e può sembrare fuori luogo in un cimitero… ma c’è e lo troviamo anche nel Monumentale di Torino. Fa capolino tra le decorazioni in bronzo e marmo poste sui monumenti funebri: si tratta del girasole, fiore sinonimo d’estate. La sua caratteristica di seguire sempre la luce del sole, lo ha fatto diventare simbolo di devozione. In ambito cristiano, è la devozione del fedele nei confronti di Dio ed è con questo significato che il fiore viene posto sulle tombe.
Il girasole è connesso a una storia, malinconica e romantica allo stesso tempo, narrata da Ovidio nel IV Libro delle Metamorfosi (VIII secolo d.C.). La protagonista è la giovane e graziosa Clizia, una delle ninfe amate da Apollo. Ovidio narra che un giorno Clizia scoprì che Apollo, divinità alquanto volubile nei suoi amori, si era invaghito follemente di un altro bel bocconcino, la mortale Leucotoe, ed era riuscito subito a sedurla grazie a un inganno.
Rosa dalla gelosia e vendicativa come solo le donne sanno essere, Clizia andò a spiattellare l’allegra tresca al padre della rivale. Questi, che non doveva essere un uomo molto accomodante, si infuriò e come punizione (forse un po’ troppo drastica) fece seppellire viva la figlia.
Clizia riuscì a togliere di mezzo l’odiata Leucotoe, ma non finì tra le braccia del suo amato come avrebbe desiderato… Apollo era così arrabbiato che decise di ripudiarla. Con il cuore spezzato, Clizia iniziò a trascorrere i suoi giorni seduta per terra, senza mangiare, seguendo con lo sguardo i movimenti in cielo del carro del sole guidato da Apollo. Disperata e sfinita, si trasformò nel fiore che cambia posizione in base a quella del sole.
Scrive Ovidio:
“Per nove giorni, senza toccare né acqua né cibo, digiuna, si nutrì solo di rugiada e di lacrime e mai si staccò da quel posto: non faceva che fissare il volto del dio che passava, seguendo il giro con lo sguardo. Le sue membra, si racconta, finirono con l’aderire al suolo, e per il livido pallore assunto si convertirono in parte in erba e sangue; una parte è rossastra, e un fiore viola ricopre il viso. Benché trattenuta dalla radice, essa si volge sempre verso il suo Sole, e anche così trasformata gli serba amore”
Il fiore descritto da Ovidio non è però il girasole, ma è stato identificato con l’eliotropio. Il girasole arrivò in Europa dall’America a inizio 1500 e soltanto da allora in poi è stato associato al mito di Clizia. Una ninfa linguacciuta, ma devota per l’eternità al suo amore.
Approfondimenti
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